“Meglio Tremonti che Alfano”. Roberto Maroni, papabile sostituto di Roberto Formigoni alla presidenza della Regione Lombardia, detta la sua regole a nome della Lega. Impone il nome del candidato a Palazzo Chigi, a mò di ricatto. Silvio Berlusconi, che già si era detto disposto ad un passo indietro pur di ritrovare l’alleanza con il Carroccio, si ritrova nuovamente di fronte ad un bivio.
Cosa farà adesso? Si “accontenterà”, come tra l’altro aveva annunciato, di un posto come Ministro dell’Economia? E, soprattutto, cederà all’ennesimo ricatto della Lega, facendo fare tra l’altro un’altra figuraccia al “fido” Angelino Alfano?
Difficile prevedere cosa farà a questo punto Berlusconi, che da vent’anni ci ha abituati a clamorosi colpi di scena. Sta di fatto che la Lega sembra avere decisamente le idee chiare. E, rispetto alla più morbida gestione Bossi a carattere familiare, con Maroni non sembra esserci margine di trattativa.
E dopo aver ceduto virtualmente la poltrona di presidente della Lombardia al Carroccio (preferendo Maroni ad Albertini, il suo candidato della prima ora), a Berlusconi gli si chiede non solo un ruolo da comprimario, ma addirittura un Capo del Governo di stampo leghista. E così un partito che a livello nazionale non raggiungere neanche il 10% (ad essere generosi) rischia di risultare decisivo ai fini delle prossime candidature e, chissà, della composizione del futuro Governo.