Le prove dello Start Tour 2019 sono già iniziate e alla vigilia del primo attesissimo concerto, che si terrà a Bari il prossimo 14 giugno, Luciano Ligabue si è raccontato in un’intervista a Vanity Fair, il quale ha pensato bene di dedicare al rocker di Correggio la copertina del numero in edicola da ieri mercoledì 22 maggio. Per la prima volta il cantante ha parlato del difficile periodo vissuto a seguito dell’operazione alle corde vocali. La paura di non farcela, il timore di deludere le aspettative, la rabbia di non poter essere più quello di prima.
«Certo che ho avuto paura di non poter tornare a cantare!»
«Certo che ho avuto paura di non poter tornare a cantare: se la porta dietro chiunque debba subire quel tipo di operazione. Da un lato c’è un esercito di persone a rassicurarti, “lo fanno tutti”, “non ti preoccupare”, “la voce dopo è meglio di prima”. Dall’altro ci sei tu che devi provarlo sulla tua pelle. Devi fidarti, ma la voce è il tuo strumento e quindi ti ripeti: “adesso lo vediamo come va, lo vediamo veramente”», ha raccontato Luciano Ligabue, prossimo al traguardo dei 60 anni, che scendendo nel dettaglio ha ricordato il momento più doloroso della sua carriera: «Partiamo per il tour e mi viene un’influenza talmente forte da dovere cancellare la prima a Jesolo. Mi curo, ma non passa. Arriva marzo e festeggio il mio compleanno al Forum di Milano dove faccio un concerto bellissimo. “Cazzo”, mi dico, “ne sono uscito”. La mattina dopo sono completamente afono!» – ha proseguito l’artista di Certe notti – Ho un’altra serata milanese e dopo aver lavorato con il vocal trainer, faccio una puntura di cortisone e vado in scena. Il Forum è pieno, sono tutti lì per noi e dopo 3 pezzi crollo. Pensavo una nota e me ne usciva un’altra. Immagini la frustrazione. Credo sia stata la peggiore esibizione della mia vita, ma di mollare non me la sentivo. Ho chiesto scusa al pubblico, ho finito il concerto e il giorno dopo mi hanno detto “ti devi operare e devi farlo subito”».
«La voce non è solo una corda da far vibrare, ma è anche anima, cuore, psicologia!»
Il post intervento è stato altrettanto drammatico, ma anche surreale in un certo senso. Ligabue ha confidato a Vanity Fair «la sensazione stranissima di non poter parlare»: «Nella prima settimana comunicavo soltanto con i tablet, e il silenzio di quei giorni non solo non me lo sono scordato, ma non mi è dispiaciuto. C’era un senso di solitudine amplificato, non brutto. Abbiamo bisogno di saper ascoltare noi stessi e gli altri, ma per riuscirci abbiamo bisogno di più tempo e di più silenzio». Un dramma comprensibile, del resto un cantante lavora con la voce e rieducarsi non è stato facile per il Liga: «La voce non è solo una corda da far vibrare, ma è anche anima, cuore, psicologia. All’inizio il timore mi ha frenato, poi è successo quello che mi avevano promesso. Ho ritrovato il timbro di ieri e ho risentito me stesso. È incredibile, ma vero. La voce è proprio migliorata!».