Per la senatrice a vita Liliana Segre gli ultimi non sono stati affatto mesi semplici. La superstite dell’Olocausto e testimone della Shoa ha rilasciato un’intensa intervista a “Il Corriere della sera”, in cui è tornata a parlare degli “odiatori seriali” a cui non vuole darla vinta, degli insulti ricevuti e del gesto splendido di Ezio Greggio. Dopo quasi un mese di silenzio è tornata a far sentire la sua voce.
Liliana Segre: «Credo nella Commissione contro l’odio!»
«La tentazione di abbandonare il campo ogni tanto si affaccia. Se a quasi 90 anni finisci bersagliata da insulti, sotto scorta, senza più la vita semplice e riservata di prima, credo sia normale chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. Però dura poco, non sono una che si arrende facilmente», ha esordito Liliana Segre, che si è detta pronta a guidare la Commissione contro l’odio: «Se me lo propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere». Una situazione davvero difficile: «Sono esausta. Troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità, troppo tutto. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato».
«Per decenni ho rivissuto gli incubi del passato pur di testimoniare nelle scuole…»
Sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, dove è stata deportata quando aveva solo 13 anni, Liliana Segre ha trovato a sessant’anni la forza di raccontare l’orrore vissuto sulla propria pelle: «Per decenni ho rivissuto gli incubi del passato pur di testimoniare nelle scuole, nella speranza che anche un solo studente accogliesse il mio doloroso dono. Oggi, grazie alla scelta stupefacente del presidente Mattarella di nominarmi senatrice a vita, posso raggiungere milioni di persone. Se smettessi avrei una vita più serena, ma non sarei in pace. E poi la darei vinta proprio agli odiatori». Liliana Segre ha voluto precisare che non è stata lei a chiedere di essere messa sotto scorta: «Il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico della Prefettura di Milano ha ritenuto di garantirmi una tutela, che è una forma di protezione più blanda della scorta. Naturalmente sono rimasta di stucco: a quasi 90 anni e per la sola colpa di essere una sopravvissuta alla Shoah e di esporre pacatamente i miei convincimenti, c’è bisogno che sia tutelata la mia sicurezza!». Con tenerezza ad Alessia Rastelli de “Il Corriere della sera” la Segre ha detto poi: «È certo un condizionamento nella vita privata e mi disturba l’idea di essere un peso per lo Stato, però i carabinieri che mi accompagnano sono ragazzi meravigliosi che mi hanno adottata come una nonna, non solo con professionalità, ma anche con affetto».
Liliana Segre: «I messaggi non solo esistono, ma sono una valanga…»
Tanto ha dovuto tollerare Liliana Segre in queste settimane, anche gli attacchi dei negazionisti. Secondo alcuni quei post pieni di rancore non sarebbero mai esistiti: «Sapevo poco di questi messaggi perché non sono iscritta ai social network e i miei figli avevano deciso di risparmiarmi tali miserie. Dopo il rapporto dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea, ho dovuto occuparmene ed è stato molto sgradevole. Per le oscenità che ho dovuto vedere. Ma anche perché, facendo leva sul numero dei messaggi, “200 al giorno”, scaturito da un’inesattezza giornalistica, si è scatenata una campagna negazionista in cui non solo veniva contestato quel numero, ma l’esistenza stessa delle espressioni di odio. Scopo: far passare tutti per visionari o speculatori». A dire come stanno davvero le cose è stata la stessa senatrice a vita: «I messaggi non solo esistono, ma sono una valanga. Nessuno può dare numeri attendibili perché occorrerebbe monitorare milioni di pagine Facebook, Twitter, Instagram, siti, blog. (…) Abbondano gli auguri di morte, gli insulti, il rammarico perché “i nazisti non hanno finito il lavoro”, l’accusa di essere una vecchia rimbambita e manovrata “dai comunisti”. Poi ci sono quelli più specifici». Commenti e insulti davvero osceni come “Parli così fino a quando non trovi un immigrato che ti stupra vecchiaccia”. Veleno e odio che lasciano sgomenti.
«Il gesto di Ezio Greggio? Un fiore raro!»
Su Ezio Greggio che ha rinunciato alla cittadinanza onoraria perchè negata in precedenza a lei, la Segre ha detto: «Il caso di Biella è stato però l’occasione di ricevere un fiore raro come il gesto di Greggio, che è molto più di una cittadinanza». A proposito dell’incontro con Salvini l’89enne si è limitata a dire: «Ci siamo impegnati entrambi alla riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche. In ogni caso incontrarsi e parlarsi, a maggior ragione tra due colleghi senatori e concittadini milanesi, più che un gesto di civiltà dovrebbe essere considerato un fatto normale».