Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti si dimette. Voci di corridoio confermano l’addio dell’esponente del M5S a poche ore di distanza dal sì della Camera alla Manovra 2020. Le dimissioni verranno ufficializzate con tutta probabilità domani, martedì 24 dicembre 2019. La sua assenza alla cena di Natale organizzata dal premier Conte qualche giorno fa aveva già fornito un chiaro indizio della volontà del ministro pentastellato di lasciare l’esecutivo giallorosso, sempre più in difficoltà. Anche le motivazioni delle dimissioni sono chiare da tempo: le richieste inascoltate di maggiori finanziamenti per scuola e ricerca. Del resto da giorni le dimissioni di Fioramonti erano date per certe da tutti i principali osservatori politici, salvo poi essere smentite dal diretto interessato.
Lorenzo Fioramonti e l’assenza alla cena di Natale del governo
L’assenza di Fioramonti alla cena di Natale del governo non è passata inosservata. Oltre ai gossip sulle sue possibili dimissioni, da alcuni giorni è sotto gli occhi di tutti il cambio di tono nella comunicazione da parte del del numero uno del Miur. Se nei primi tre mesi di vita del Conte bis Fioramonti si era contraddistinto per le continue proposte, dalla difesa dell’ambiente, del clima fino all’innovazione didattica, nelle ultime settimane l’attività comunicativa del titolare del Miur si è andata via via spegnendosi. Lo scorso 18 novembre aveva dichiarato, senza mezzi termini, che se la manovra 2020 non avesse previsto un fondo di almeno 3 miliardi per istruzione e ricerca si sarebbe dimesso. E così è stato. Un nuova, l’ennesima, tegola per il già martoriato esecutivo nato dall’inedita alleanza M5S-PD.
Le promesse mancate di Fioramonti
“Come rimanere senza perdere la faccia?” Così titolava solo tre giorni fa il Corriere della Sera un pezzo sulle possibili dimissioni di Fioramonti. “Nella legge di Bilancio mancherebbero persino i fondi per gli scatti di anzianità dei professori”, faceva notare il quotidiano milanese, sottolineando come i docenti se la prendessero più con la finanziaria in via di approvazione e “non apertamente con il ministro-professore del quale avevano apprezzato le promesse quattro mesi fa e che non molto ha fatto per convincere il suo collega dell’Economia Roberto Gualtieri a trovare qualche spicciolo in più”. Insomma, la faccia Fioramonti l’aveva persa già da un pezzo e le dimissioni sono un atto di dignità personale prima ancora che politico. Paga lui in prima persona per quello che il governo Conte bis non ha avuto il coraggio di decidere.
Chi è Lorenzo Fioramonti
Lorenzo Fioramonti, classe 1977, è laureato in filosofia presso l’Università di Tor Vergata. Professore ordinario di economia politica presso l’Università di Pretoria, è direttore del Centro per lo studio dell’innovazione Governance (GovInn) dello stesso ateneo. È inoltre membro del Center for Social Investment dell’Università di Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell’Università delle Nazioni Unite. La sua carriera politica inizia nel 1997, come assistente parlamentare di Antonio Di Pietro. Il “matrimonio” con il Movimento 5 Stelle è recente. L’annuncio della sua candidatura alle elezioni politiche con i pentastellati risale a gennaio 2018. Fioramonti è stato eletto deputato nel collegio nel uninominale di Roma-Torre Angela con il 36,65% dei voti. Il 12 giugno dello stesso anno è stato nominato sottosegretario all’Istruzione, università e ricerca nel primo esecutivo presieduto da Giuseppe Conte. Dal 5 settembre 2019 è ministro dell’Istruzione, università e ricerca nel governo Conte bis. (seguono aggiornamenti)