Blitz nella notte. Perquisizioni a tappeto in provincia di Trapani, per provare a stringere il cerchio attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro, ricercato dal giugno 1993. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha disposto nuovi controlli e stamattina gli investigatori della polizia hanno passato al setaccio abitazioni, casolari di campagna e aziende. Ma dell’imprendibile primula rossa di Castelvetrano ancora nessuna traccia. Mentre ci sono 17 indagati nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido, nomi nuovi e vecchi del gotha mafioso della provincia di Trapani.
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Operazione contro i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro
Tra i 17 indagati anche persone che storicamente hanno avuto stretti rapporti con Messina Denaro. Oltre 150 uomini del Servizio centrale operativo (Sco), delle squadre mobili di Trapani e Palermo e del Reparto prevenzione crimine stanno perquisendo abitazioni, terreni, attività commerciali e imprenditoriali – anche con strumenti in grado di individuare covi o bunker nascosti – con l’obiettivo di raccogliere ogni possibile elemento utile alla cattura del boss. Il blitz arriva a poco più di un mese da un’altra indagine della Dda che ha portato in carcere 21 persone tra boss e gregari dei clan di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo.
Matteo Messina Denaro e il figlio di Di Matteo
Mentre parlano con odio dei collaboratori di giustizia: “Ha sciolto a quello nell’acido… non ha fatto bene? Ha fatto bene… Se la stirpe è quella… suo padre perché ha cantato?”. Il riferimento è al piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio di Santino, il primo boss a rivelare i retroscena della strage di Capaci. Insultavano anche il padre: “Perché non hai ritrattato? Se tenevi a tuo figlio… allora sei tu che non ci tenevi”.
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— Polizia di Stato (@poliziadistato) 5 giugno 2018