Oggi il leader della Lega Matteo Salvini era al PalaDozza di Bologna per aprire ufficialmente la dura campagna elettorale in Emilia Romagna all’auspicato trionfo nelle regionali. In contrattacco è stato organizzato un corteo dei centri sociali intenzionati a contestare l’evento.
La manifestazione dei centri sociali contro la Lega
“Bologna partigiana” riporta lo striscione di apertura del corteo che ha unito circa 2mila persone dietro a un furgone con musica e fumogeni accesi, da Via del Pratello fino al PalaDozza. Questo, fino al momento di arrivo di fronte al blocco della Polizia situato in Via Riva Reno, dove i manifestanti anti-Salvini hanno iniziato a lanciare dei palloncini riempiti di vernice e alcune bottiglie verso le forze dell’ordine. Queste, a loro volta, hanno risposto all’attacco accendendo, più volte, contro la folla gli idranti. A quel punto dal corteo sono partiti una seria di petardi. Erano circa 200 gli agenti mobilitati a mantenere il controllo della città, con un piano dell’ordine complesso da gestire vista la mobilitazione degli attivisti. Non solo un grande corteo, ma anche un flash-mob. Salvini punta sempre sul numero di persone che riesce a riunire. Per questo quattro ragazzi bolognesi hanno deciso di rispondere al leader del Carroccio organizzando un flash mob delle sardine sul Crescentone di piazza Maggiore, perché “Bologna non abbocca a Salvini“. Una protesta pacifica e silenziosa, che ha però l’intenzione di mandare un messaggio chiaro e preciso a Salvini: “Siamo di più noi”.
Durante la manifestazione, è arrivata anche la notizia della sentenza del processo Cucchi bis, con la quale due carabinieri, Di Bernardo e D’Alessandro, sono stati condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale. Dalla folla sono partiti applausi e urla di gioia a sostegno di una famiglia che ha dovuto lottare per dieci anni per avere giustizia.
Il commento di Salvini alla sentenza Cucchi
“Sono vicinissimo alla famiglia, la sorella l’ho invitata al Viminale. Se qualcuno ha usato violenza ha sbagliato e pagherà. Questo testimonia che la droga fa male, sempre e comunque. E io combatto la droga in ogni piazza”, ha detto Salvini ai microfoni di Fanpage. Nonostante la sentenza, Salvini non si sente in dovere di chiedere scusa alla sorella di Stefano, Ilaria, che le pretende da tempo visto le considerazioni che negli anni Salvini aveva espresso riguardo a Stefano, mettendo in discussione la colpevolezza dei carabinieri. “Io ho invitato la sorella al Viminale. In Italia chi sbaglia paga. Punto. Però non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui”. Ma la risposta, ovviamente, non convince i cronisti e Salvini si innervosisce: “Ha sentito cosa ho risposto? Si vede che sono io a non spiegarmi. Lo faccio lentamente: se qualcuno ha sbagliato paga. In divisa o non in divisa. La sorella l’avrei incontrata e la incontrerei volentieri. Punto. Sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque. Punto. Posso dirlo o le dà fastidio?”. Peccato che Stefano sia morto per le botte, non per la droga.