Ci sono dolori dai quali è difficile riprendersi, che scavano a fondo nel cuore e nell’anima e creano un solco indelebile. Puoi far finta di niente e sorridere, ma quel dolore è sempre lì. Marco Giallini quel genere di dolore lo conosce bene, lo ha conosciuto un giorno all’apparenza normale, nell’estate del 2011. Quel giorno, con le valigie pronte per il mare, sua moglie Loredana gli si è accasciata tra le braccia e non ha riaperto più gli occhi. Quarantotto ore dopo lo lasciava, dopo 25 anni e due figli insieme. Una vita.
“Loredana per me è stata tutto. La madre dei miei figli, la donna con cui sono stato per trent’anni e che, dopo essersi sentita male, se n’è andata dalla mattina al pomeriggio senza che io le abbia potuto dire nemmeno “ciao” così Marco Giallini racconta la scomparsa di sua moglie, in un’intervista di qualche tempo fa.
Marco Giallini e Loredana: una storia d’amore lunga 25 anni
Nelle sue parole tanta sofferenza, cicatrici mai guarite, ma anche ricordi felici di una vita vissuta a pieno, mano nella mano, con l’anima gemella. Nel narrarne la morte, infatti, l’attore ha ripercorso la sua vita, da quando, appena quindicenni, si sono incontrati e tra scenate di gelosia, risate, progetti hanno costruito una famiglia.
«Avevo appena finito il militare e facevo il “bibitaro”, portavo le bibite con il camion- ha rivelato a Vanity Fair– Con le ragazze non ero capace, però andavo in moto e questo piaceva. Loredana mi è stata dietro tre anni. Finché una sera, fuori dalla discoteca, le ho detto: “Allora mettiamoci insieme”. È durata 25 anni»
E continua «Eravamo legatissimi e io tornavo sempre a casa. Era mia madre, mia moglie, tutto. È stato merito di Loredana se mi sono diplomato».
Non è mancata la gelosia, quella che prende quando sei giovane, felice e non vuoi che niente distrugga quel paradiso «Durante l’adolescenza, scoprii che lei, per la prima volta, era andata a ballare con un altro. Così presi la moto e corsi in quella discoteca. Me la ricordo ancora, c’era un Jovanotti ragazzino in consolle. Non fu una cosa molto romantica, ero irascibile a quei tempi: afferrai Loredana e me la portai via – e ammette – Sono sempre rimasto un tipo geloso. Negli anni ci siamo fatti delle litigate epocali, io e Loredana. Diventavo matto perfino se la guardava un cameriere. Però era bello fare l’amore dopo».
Marco Giallini: “Non ho mai metabolizzato la morte di mia moglie”
Il filo dei ricordi prosegue fino ad arrivare all’ultimo giorno di Loredana: «Da un paio di giorni aveva un fortissimo mal di testa, ma vai a pensare… Lei e i bambini (che all’epoca avevano 6 e 13 anni ndr) stavano per partire per il mare, sarebbero rimasti in vacanza un paio di mesi. Invece, ha chiuso gli occhi e mi si è accasciata fra le braccia mentre chiacchieravamo. Io le parlavo all’orecchio, ma mi sono accorto che parlavo da solo, e ho maledetto Dio. Ha vissuto altri due giorni, ma senza riprendere conoscenza. Se non lo provi non lo puoi capire».
Marco Giallini ammette, poi, di non aver mai superato davvero il lutto: «La sua morte è un evento che né io né i miei figli abbiamo mai metabolizzato. Non ne abbiamo mai parlato. Non siamo mai andati al cimitero insieme, anzi, in 7 anni, al cimitero sono andato due volte in tutto. Le fotografie le ho a casa, ma non le guardo, non è roba per me perché lei è ovunque, nei ricordi, nelle stanze, nei viaggi a Barcellona che non farò più – e continua ricordando la grande donna che è stata- Loredana era tanta, in ogni senso. Bella davvero. E sapeva fare qualsiasi cosa: studiava, lavorava, cucinava».
Qualcosa di quella donna straordinaria e tanto amata, però, è rimasto. Rocco e Diego, il frutto di quel grande amore, riempiono la vita di Giallini e con lui condividono un vuoto che nulla potrà mai colmare: «Rocco e Diego sono bravi in tutto, proprio come lei. Alle volte ci basta uno sguardo: loro vedono il mio dolore, e io il loro, e rimaniamo attaccati. Poi ognuno ha il suo modo, il suo metodo molto personale per uscire. È così la vita…»
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