“Quando stavo nel Pci, un leader di allora mi diceva: i capi scelgono come successore uno più coglione di loro e la chiamano continuità. Poi a volte si sbagliano e scelgono uno più intelligente e allora lo chiamano rinnovamento. Ecco, io voglio il rinnovamento”. Potremmo riassumere in queste parole l’annuncio della candidatura alla segreteria del Partito Democratico di Marco Minniti, sostenuto dall’ala renziana del partito (anche se lui glissa su questo aspetto). Una candidatura che si contrappone a quella di Nicola Zingaretti, sostenuto dall’ala sinistra del partito e che dopo le primarie potrebbe guadagnare anche il supporto della corrente dell’ex ministro Dario Franceschini e di quella del governatore pugliese Michele Emiliano. Ancora incerto invece il ruolo che avrà l’ex premier, Paolo Gentiloni.
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Dopo le dimissioni di Maurizio Martina di fronte all’assemblea nazionale di ieri, si è aperto dunque ufficialmente il congresso del Pd, anche se la data in cui si terrà non è ancora fissata. Ci saranno prima le primarie, cui parteciperanno oltre a Minniti e Zingaretti anche Matteo Richetti, Francesco Boccia, Cesare Damiano e Dario Corallo.
Come sarà la segreteria di Marco Minniti? In una lunga intervista uscita oggi su Repubblica l’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni parla del suo Pd come di un “argine” che si costruisce ”su otto parole chiave: sicurezza e libertà, sicurezza e umanità, interesse nazionale e Europa, crescita e tutele sociali. I nazionalpopulisti contrappongono queste parole e impongono una scelta, noi dobbiamo conciliarle”, afferma Minniti. C’è anche la questione europea che viene affrontata con parole nuove rispetto al recente passato Dem, anche se per il momento sotto forma di slogan. Minniti parla di “Una grande Italia in una grande Europa” e di come per realizzare tutto questo serva una grande alleanza democratica. “Va rimesso in campo un partito forte ma consapevole dei suoi limiti. Un campo ampio. Con pezzi di società, con queste azioni di cittadinanza che abbiamo visto a nascere a Roma e a Torino”, dice Minniti al quotidiano romano.
Marco Minniti ha 62 anni, è originario di Reggio Calabria e si è avvicinato alla politica negli anni Ottanta, militando nel Partito Comunista Italiano. Fece poi carriera nel PDS e nei DS, come un uomo di fiducia di Massimo D’Alema, diventando deputato per la prima volta nel 2001. È stato per diverse volte sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi D’Alema, Amato, poi con Enrico Letta e Matteo Renzi). E’ stato ministro dell’Interno nel governo Gentiloni, tra il 2016 e il 2018. Gli va riconosciuto il merito di aver concluso un importante accordo con la Libia per arginare l’immigrazione clandestina in Italia, i cui risultati ora stanno andando a beneficio del governo Gialloverde.
#AssembleaPd: #Minniti in campo per la #segreteriaPd.
L’intervista di Lucia Annunziata all’ex ministro dell’Interno #MarcoMinniti oggi a #Mezzorainpiu.
Alle 14:30 su @RaiTre pic.twitter.com/1DWm0RpkWp— 1/2 h in più (@Mezzorainpiu) 18 novembre 2018
Minniti ha anche risposto ad una domanda su un’ipotetica alleanza con il Movimento 5 Stelle, in caso di crisi dell’attuale governo in cui i pentastellati sono alleati con la Lega di Matteo Salvini. “Questo discorso può essere fatto solo dopo che questa maggioranza nazionalpopulista verrà sconfitta nel Paese. I grillini stanno vivendo un eclisse. Questo governo sembra il pentapartito: litigano e poi si mettono d’accordo sul potere”. E in caso di crisi secondo l’ex ministro ci
sarebbe solo una soluzione: andare a votare. ”Senza dubbio – dice a Repubblica – Qualsiasi altra soluzione, un’intesa tra Pd e M5S in questo Parlamento sarebbe una manovra tra due sconfitti”. Oggi Minniti sarà ospite di Lucia Annunziata a 1/2 Ora in più su Rai Tre, ci sarà quindi la possibilità di capire ancora meglio il significato della sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico.
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