Marco Vannini Le Iene: frase scioccante di Federico Ciontoli, emergono nuove intercettazioni
Parole che il figlio di Antonio avrebbe pronunciato all’arrivo in pronto soccorso la sera a cavallo fra il 17-18 maggio 2015, dopo che il bagnino di Cerveteri era stato ferito con un colpo di arma da fuoco da Antonio Ciontoli, nella sua casa di Ladispoli. Questo uno dei nuovi elementi sull’omicidio di Marco Vannini emersi dalle intercettazioni telefoniche nelle ore successive alla sua morte. C’è poi la telefonata di Alessandro Carlini, cugino della vittima, a Martina Ciontoli, fidanzata di Marco. La ragazza ribadisce al cugino di Marco che lei e i familiari dopo il ferimento del fidanzato non capirono che era stato colpito da un proiettile ma che tutti lì dentro pensarono ad un attacco di panico. Carlini a quel punto le fa notare che sia Federico che Antonio Ciontoli già nelle prime telefonate al 112 parlarono di un’altra causa (si ricordi il “buchino” provocato da un “pettine appuntito” di cui Antonio Ciontoli parlò alla operatrice telefonica).
Martina Ciontoli parla al telefono con il cugino di Marco: emerge un particolare sconcertante
Nuove clamorose intercettazioni, queste, di cui si parlerà nella nuova puntata de Le Iene. Sono le 11.43 del 19 maggio 2015, Marco è morto da poco più di un giorno, e comprensibilmente la famiglia cerca di capire, chiede spiegazioni ai Ciontoli, vuole sapere come e perché Marco è stato ferito ma, soprattutto, il motivo dei tardivi soccorsi che ne cagionarono il decesso. Carlini incalza Martina Ciontoli: «La prima cosa che ha detto tuo fratello appena arrivato al pronto soccorso non è stato di Marco, cioè… Martì non puoi dire una cosa del genere […]»; la ragazza ribatte: «È stato un incidente Alessandro ma ti pare che mio padre farebbe una cosa del genere? Lei gli rivela che inizialmente pensavamo fosse un attacco di panico». «Il fatto che sia stato un incidente lo pensiamo tutti»– puntualizza il cugino di Marco – «Però è tutto il dopo… Cioè il dopo cazzo. È stato lasciato più di un’ora lì. Che cazzo, Martì …».