Morte Marco Vannini news: il settimanale Giallo ha intervistato Davide Vannicola, l’uomo già interpellato da Le Iene il quale sostiene che sarebbe stato Federico Ciontoli ad aprire il fuoco, non suo padre Antonio. Vannicola asserisce di avere appreso ciò da una confidenza fattagli dall’amico Roberto Izzo, ex comandante dei carabinieri di Ladispoli e testimone al processo.
Marco Vannini lo sfogo di Davide Vannicola: “Temo per la mia incolumità”
“Dopo le mie dichiarazioni sull’omicidio di Marco Vannini, temo per l’incolumità mia e soprattutto per quella della mia famiglia. Qui, in questa storia, ci sono poteri forti che faranno di tutto per screditarmi. Io posso confermare che ho detto tutta la verità. Ho inviato le mie dichiarazioni, già rilasciate alla trasmissione ‘Le Iene’, alle sedi opportune Al momento non posso più rilasciare nessun’altra dichiarazione”, queste le parole del presunto super testimone al settimanale diretto da Andrea Biavardi, che non nasconde di temere le minacce di qualcuno dopo le pesanti dichiarazioni fatte a mezzo stampa e sulle quali presumibilmente la magistratura starebbe indagando. Molto tardiva la rivelazione di Vannicola che solo adesso, a quattro anni dalla morte di Marco Vannini, ha deciso di dire ciò di cui è a conoscenza. Le sue rivelazioni potrebbero aprire nuovi scenari investigativi, riscrivere i fatti di quella terribile vicenda che ha visto morire, per cause mai davvero chiarite, un ragazzo di 19 anni la sera a cavallo tra il 17 e 18 maggio del 2015. La Procura di Civitavecchia starebbe verificando i fatti, cercando riscontri oggettive alle dichiarazioni di Vannicola sebbene sia passato molto tempo. La ricostruzione dei fatti fornita da Antonio Ciontoli – padre della fidanzata di Vannini, assuntosi la responsabilità dello sparo “accidentale” che lo ferì – e dai suoi familiari è stata sempre lacunosa, a tratti contraddittoria. In primis la famiglia Vannini non ha mai creduto alla veridicità del racconto di Ciontoli.
Morte Marco Vannini: si apre un nuovo scenario investigativo?
Roberto Izzo, chiamato in causa da Vannicola, ha negato categoricamente di avere mai fatto le succitate confidenze all’amico ed oggi addirittura smentisce il loro stretto legame, ridimensiona la loro amicizia. Secondo quanto Vannicola dice di avere appreso da Izzo, dopo aver ferito Marco (e prima ancora di chiamare i soccorsi) Antonio Ciontoli chiamò l’amico carabiniere al cellulare (telefonata e dispositivo da cui sarebbe partita la presunta telefonata non sono mai stati agli atti del processo) e gli disse: “Robè (Roberto Izzo, ndr), è successo un guaio, mi devi risolvere un problema. Qui la mia famiglia ha fatto un casino, c’è il ragazzo di mia figlia ferito nella vasca con un colpo di pistola. Mi devi aiuta, mi devi risolvere ‘sto problema”. Izzo replicò: “Fammi capì, ma che è successo? Fammi capì”. E Ciontoli rispose: “Robè, hanno fatto un guaio grosso. Mi devi aiuta, mi devi fa capì come risolverlo”. Sempre Vannicola ha poi asserito che sarebbe stato Izzo a consigliare a Ciontoli di assumersi la responsabilità dello sparo, al fine di non mettere nei guai il giovane figlio Federico. La magistratura dovrà ora verificare se questo scambio sia mai avvenuto, se siffatta indiscrezione sia fondata. Vannicola dal canto suo sostiene di avere raccontato la verità.