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Martina Rossi, prescritta in appello l’accusa di morte per altro reato: il dolore dei famigliari

Si torna a parlare del caso di Martina Rossi, la ragazza precipitata dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. La giovane si trova in stanza con altri due ragazzi che avrebbero tentato di violentarla. Non è chiaro se sia stata spinta di sotto, se sia caduta per sbaglio o si sia buttata volontariamente per evitare le violenze. I due sono stati condannati in primo grado a 6 anni di carcere per la morte come conseguenza di un altro reato e tentato stupro. Oggi la corte di appello si esprime a riguardo dichiarando estinta, per prescrizione, l’accusa di morte come conseguenza di un altro reato nel processo d’appello per il decesso di Martina Rossi.

martina rossi

Martina Rossi: la decisione della corte d’Appello

«Una decisione impossibile da digerire», ha commentato Bruno Rossi, il padre di Martina. Ieri, 28 novembre 2019, la presidente della sezione della corte d’Appello di Firenze, Angela Annese, ha dichiarato estinta, per prescrizione, l’accusa di morte come conseguenza di reato per Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. I due giovani erano stati condannati in primo grado per la morte della 20enne. Secondo l’accusa, Martina precipitò dal balcone mentre cercava di fuggire da un loro tentativo di violenza sessuale. Inoltre, la stessa presidente della corte d’Appello ha rinviato il processo al 20 settembre 2020, con possibile prosecuzione per il 5 ottobre; per la difesa dei due imputati, Martina Rossi si sarebbe uccisa.

martina rossi


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Cosa accadde quella sera

In poche parole cade l’accusa di uno dei due reati, ovvero quello di “morte come conseguenza di un altro reato”, ma rimane in piedi il tentato stupro. Secondo la ricostruzione dell’accusa: al ritorno dalla notte in discoteca la ragazza sarebbe salita in camera dei due giovani di Castiglion Fibocchi. Secondo il pm la giovane sarebbe stata oggetto di un tentativo di stupro, come proverebbe il fatto che i pantaloncini le erano stati sfilati e non furono mai ritrovati. Ulteriore prova sono i graffi al collo di Albertoni. Martina avrebbe tentato una fuga disperata. Vide il muretto sul balcone che separava la stanza dei due giovani da un’altra e lo considerò una via di fuga. In preda alla paura e tradita dalla scarsa vista, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto.

Secondo i legali della difesa, sarebbe stata, invece, la prova del suicidio della giovane. Il muretto poteva essere facilmente scavalcato e se Martina avesse voluto scappare avrebbe potuto farlo senza grosse difficoltà.

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