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Massimo Bossetti Cassazione, difesa a Quarto Grado: la chiave per riaprire il caso

22/09/2018 10:03 - Aggiornamento 22/09/2018 10:29

Omicidio Yara Gambirasio news a Quarto Grado: Massimo Bossetti attende con ansia la sua ultima possibilità di potere dimostrare la sua innocenza. La Corte di Cassazione si pronuncerà in merito al ricorso fatto dai suoi legali che hanno impugnato la sentenza d’appello che ha confermato la condanna in primo grado, il prossimo 12 ottobre. “Massimo ci crede ancora, crede nella giustizia […] la sua è un’attesa drammatica, il percorso fatto finora è stato faticosissimo, è rimasto solo, ha perso i genitori, gli è rimasta solo Marita … e i figli”. Quella del 12 ottobre “sarà l’ultima spiaggia”. Queste le parole dell’avvocato Claudio Salvagni in studio insieme al collega a Quarto Grado, dove si è discusso sui punti salienti del ricorso in Cassazione.

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Bossetti profilo Ignoto 1: contaminata la super prova?

Paolo Camporini e Claudio Salvagni hanno sollevato dei dubbi circa il modus operandi degli inquirenti all’epoca delle indagini, sostenendo che la traccia genetica repertata sugli slip della ginnasta potrebbe essere stata contaminata. Si tratta della ormai nota traccia ’31G20′ che portò all’arresto di Bossetti. Come fu repertata? Vi fu una contaminazione della scena del crimine? Durante la diretta è stato mandato in onda il video che immortalò quei momenti (era la sera del 26 febbraio 2011, quando fu trovato il corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola); si scorgono gli uomini della Scientifica in tuta e calzari impegnati a repertare la scena del ritrovamento del corpo, alcuni di loro però non indossano i calzari, qualcuno prende un lembo di slip della vittima senza pinzette, uno sembra non indossare i guanti. Possibili irregolarità che, a detta della difesa di Bossetti, potrebbero avere inficiato il lavoro di repertazione compromettendolo irreversibilmente. Dalle immagini che scorrono si può notare che il l lembo degli slip viene maneggiato varie volte, viene usata sempre la stessa pinzetta. Davvero sono stati rispettati tutti i protocolli di repertazione? Questo uno degli interrogativi sollevati dalla difesa nel ricorso in Cassazione.

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Omicidio Yara: il parallelismo con il caso Meredith

La difesa del carpentiere bergamasco per argomentare la propria strategia difensiva chiama in causa il tristemente noto ‘Caso Meredith Kercher’ e cita alcuni passaggi della sentenza della Cassazione che, dopo le condanne in primo e secondo grado, assolse clamorosamente Raffaele Sollecito (e Amanda Knox) proprio per via del reperto contaminato rinvenuto sulla scena del crimine con oltre 40 giorni di ritardo: il gancetto del reggiseno della vittima, strappato e sporco, sul quale venne isolato il profilo genetico di Sollecito. Quel reperto infatti, se dapprima costò a Sollecito l’incriminazione per omicidio, proprio in quanto contaminato e non più acquisibile come prova valida al processo, portò alla assoluzione dell’imputato. Per i difensori di Bossetti nel caso Meredith ci sono elementi inerenti allo stato di diritto paragonabili al caso Bossetti. “La prova per essere valida nel processo deve essere il risultato del rispetto delle regole ed è sostanzialmente quello che noi chiediamo dalla prima udienza”, così l’avvocato Paolo Camporini alludendo alla tanto richiesta e mai concessa super perizia sul Dna che, a detta sua e del collega Salvagni, potrebbe scagionare Bossetti.

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