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Matteo Renzi Instagram, bordate contro la “manovra del popolo”: ecco perché ha ragione

20/12/2018 16:25

“La retromarcia del Governo sovranista rispetto alla manovra è doverosa, o il Paese si sarebbe schiantato contro un muro”. A sottolinearlo è Matteo Renzi nell’ultimo post pubblicato sul suo profilo Instagram: l’accordo con l’Unione Europea può esserci solo emendando pesantemente la cosiddetta ‘manovra del popolo’, ribadisce l’ex premier (e non è solo). Bruxelles dà il via libera all’Italia: emendare per evitare di incorrere in un procedimento per debito eccessivo. L’Unione punta sul dialogo con gli esponenti politici che ci rappresentano nella capitale belga e lo preferisce a discapito dello scontro. Un buon esempio democratico, non c’è che dire. E l’Europa, nonostante i numerosi animi anti-europeisti che vanno così di moda negli ultimi anni, probabilmente andrebbe ringraziata. Evitandoci la procedura del sovra-indebitamento non solo ha permesso di salvare (sempre che sia possibile) il salvabile della faccia di chi ci governa ma ha anche incentivato una risposta positiva dei mercati l’indomani del maxi-emendamento trasmesso al Senato. In tutto questo, Salvini e Di Maio parlano di vittoria del governo italiano, ma le cose stanno davvero così?

Renzi incalza su Instagram: un Governo da ‘copia e incolla’

Il malcontento politico generalizzato è ormai una prerogativa di questo periodo storico in Italia. Un’opposizione che attacca il Governo, il Governo rimbalza le accuse e contrattacca l’opposizione, c’è anche chi è confuso e per un attimo non sa più da che parte stare e in tutto questo che ne è della politica? Nell’era di scontri bellici a suon di ultimo tweet ormai abbiamo perso il lume della ragione. E con questo anche quel poco di dignità che ci rimaneva come Paese, minimizzando tutto attraverso la comunicazione social. L’Europa però, si è dimostrata una signora, l’Europa crede che esista una soluzione, in totale spregio a chi ha pronosticato una crisi. A sottolinearlo è il commissario agli affari economici Pierre Moscovici che, commentando l’accordo raggiunto ieri a Bruxelles, sottolinea la potenza del dialogo: così abbiamo evitato di ricorrere alla procedura di indebitamento eccessivo. Purtroppo il timore è che le ore di tregua siano contate. Sulla scorta delle ‘toppe’ applicate alla manovra di governo in sede di dialogo europeo, i commenti dei poveri italiani che, in fondo (e forse nemmeno troppo) fiutano il fallimento non tardano ad arrivare. A conferma non può tacersi la pioggia di osservazioni (qualificate e non) pro e anti-Renzi lasciate sotto il post dell’ex premier, pubblicato ieri sera: il maxi-emendamento trasmesso al Senato è solo un copia e incolla degli interventi dei tecnici europei, scrive il fiorentino. Renzi lo sta già studiando per “farci sapere cosa non va” – dice ai seguaci su Instagram – ed è subito ventata di bollore per i troll anti-PD.

Una manovra tutta da rifare: ‘solo bugie’ dice Renzi

Che la (oramai famosa) ‘manovra del popolo’ poggiasse le mura su fondamenta poco attuabili, poco concrete e, probabilmente, leggermente condite non è mai stato un mistero. La flat tax (anche se oramai di flat non resta più nulla), l’introduzione del reddito di cittadinanza e la famosa quota cento sono solo alcuni dei cavalli di battaglia combattuta a spada tratta dal ‘Governo del cambiamento’ durante l’ultima campagna elettorale. Ebbene, è tutto da rifare. Lo dice l’Europa o meglio, ce lo concede l’Europa, così da evitare al Bel Paese un tracollo economico che non avrebbe – probabilmente – nulla di che invidiare a quello della Grecia.

Ovviamente, sottolinea il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, “la soluzione sul tavolo non è ideale, non da’ una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani, ma ci consente di evitare, per ora, di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente”. Sotto questo ultimo aspetto, l’attuabilità, Matteo Renzi (e l’opposizione in generale) nutre forti dubbi che non nasconde di certo evidenziandone le lacune profonde in un dialogo aperto con l’Italia del web. Nel post su Instagram Renzi scriveSono le 22 e in Senato è finalmente arrivato il maxi emendamento. Ci hanno messo molto tempo forse perché non riuscivano a scaricare il file da Bruxelles”. Il post continua: “A prima vista Di Maio e Salvini tagliano su tutto, anche sugli investimenti pubblici. Ma adesso mi metto a studiare per bene e vi tengo informati. Ci vediamo venerdì in aula per l’intervento”. Si congeda con un ‘buonanotte‘ in pieno stile salviniano, circostanza che viene subito criticata, anche da chi si schiera dietro la trincea del vecchio PD: “Tornate ad essere un diligente e buon partito, composto da politici seri, che non basano il loro operato sul ‘buonanotte amici’ ma sul lavoro vero, di cui magari non si sa, ma se ne vedono gli effetti”, si legge tra i commenti del post. A seguire la foto pubblicata poche ore fa, sempre sul profilo social dell’ex premier: la retromarcia del Governo è giusta e comprensibile, scrive. Come dargli torto?

Perché la manovra è un fallimento e a pagare saranno i giovani

Gli interventi di ristrutturazione, raggiunti sulla scorta delle dritte europeiste sono sostanziali: i nodi vengono al pettine, prima o poi, e lo scontento si avverte anche tra i sostenitori del ‘Governo del cambiamento’, anche quelli più agguerriti. I pilastri della ‘manovra del popolo’, presentati da Luigi Di Maio il 28 settembre scorso, peseranno soprattutto sulle spalle dei giovani. Reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza e abolizione della Fornero sono solo alcuni dei progetti dell’Esecutivo, baluardi di un tanto osannato cambiamento che si tradurrà (l’ammonimento dell’Europa ne è la prova) in un fallimento preannunciato, destinato a pregiudicare soprattutto i giovani in entrata nel mondo del lavoro ma anche quelli che, fortunatamente, già lo abitano. Gli emendamenti apportati alla manovra ridimensionano sul piano della fattibilità quanto promesso in campagna elettorale e ora i tagli s’hanno da fare, ma dove? Il taglio degli investimenti pubblici, ad esempio, tra cui l’istruzione (con annessi progetti europei pensati per gli studenti), unitamente ad un aggravio della fiscalità generale saranno necessari per appianare il dislivello creatosi tra promesse e portafoglio nazionale. La quota 100 (il sistema che permette di andare in pensione in anticipo al raggiungimento della somma 100 fra età anagrafica e anni totali di contributi) finirà per far sopportare il peso contributivo ai lavoratori di domani: i giovani. “Se si permette di abbassare l’età pensionabile rispetto ai 67 anni attuali, le opzioni sono due:  abbassare l’assegno pensionistico di chi sceglie di ritirarsi prima o far pagare il tutto alla fiscalità generale”, scrive il Sole 24 Ore. Sarà quasi inevitabilmente la seconda strada quella percorribile. Altro possibile fallimento è il reddito di cittadinanza. L’impatto teorico dovrebbe essere quello di ridurre la povertà relativa e di incentivare, in parallelo, una ricerca attiva del lavoro attraverso l’iscrizione nelle liste degli uffici di collocamento di competenza. Peccato che le parole non sembrano trovare conferma nei fatti se non altro perché i Centri per l’Impiego faticano già ora a piazzare sul mercato i disoccupati (fra 2003 e 2010 – dati Isfol – hanno ricollocato meno del 3% degli iscritti) così il sussidio monetario si tradurrebbe in un alibi di ferro per chi intende difendere la propria disoccupazione piuttosto che in un incentivo al lavoro. Senza considerare poi (e senza troppa immaginazione) la possibilità che alcuni potrebbero ‘arrotondare’ il reddito di cittadinanza dandosi al lavoro in nero: tutele per i lavoratori? ma dove!  

Insomma, un programma da rivedere completamente in attesa del prossimo gennaio quando la Legge di Bilancio verrà approvata dal Parlamento, nel frattempo l’Italia può respirare un po’, ma nessuno sa per quanto. L’opposizione si è guadagnata materiale utile per punzecchiare il Governo in carica e come potremmo biasimarli? Intanto secondo Renzi, Di Maio e Salvini si arrabattano malamente per giustificare la pessima figura fatta agli occhi degli elettori, cercando di far credere loro (considerandoli – a detta di Renzi – degli incapaci di intendere e di volere) che nulla, sostanzialmente, è cambiato rispetto alle promesse elettorali. In pratica gli unici a gradire l’accordo raggiunto in nottata sulla legge di bilancio sembrano essere i mercati finanziari. La Borsa di Milano ha registrato un rialzo, le banche proseguono proseguono stabilmente in terreno positivo guardando positivamente anche alla posizione dell’Europa sugli Npl, lo spread cala a 257 punti base con il rendimento del decennale italiano al 2,82%. Che dire, una magra consolazione!

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