Omicidio Yara Gambirasio: sta facendo molto discutere l’incontro privato avvenuto pochi giorni fa in occasione al Berghem Fest di Alzano Lombardo, uno dei principali eventi estivi della Lega, tra il ministro degli Interni e Letizia Ruggeri, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta. A tal riguardo ha avuto da ridire l’avvocato Claudio Salvagni, difensore insieme a Paolo Camporini di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per il delitto e in attesa che il prossimo ottobre la Cassazione si pronunci in merito al ricorso presentato dalla sua difesa.
Intervenuto telefonicamente ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, Salvagni ha dichiarato: “Salvini è un ministro della Repubblica e il pm Ruggeri rappresenta l’accusa inserita in un contesto del potere giudiziario Quando si comincia a fare questa commistione di poteri è molto pericoloso, perché non ci sono dei contrappesi. E’ giusto che due persone possano confrontarsi, però allora dico: confrontatevi anche con la difesa, fate parlare anche la difesa che ritiene che siano stati violati i fondamentali diritti umani di difesa, sanciti dalle convenzione internazionali. Che due persone si parlino è normale, ma in questo caso sono un ministro e un magistrato. Il pm ha detto: non siamo tutti di sinistra. Un pm non ha né destra né sinistra, deve essere asettico per definizione, se no non sarebbe un’accusa intellettualmente onesta”.
Salvagni vorrebbe interloquire con Salvini: “Quando un appartenente alla magistratura vuole fare politica o mischiarsi alla politica, deve farlo secondo me abbandonando la toga e non la può più prendere. Vorrei poter parlare con il ministro di questo caso, pieno di anomalie e di incredibili situazioni. Vorrei dirgli da dove eravamo partiti, dall’ex ministro Alfano che disse quella famosa frase sciagurata. E’ giusto che la gente sappia, che la politica scenda al livello dei cittadini comuni e si confronti sui temi veri, sui temi sensibili, ma questo purtroppo non avviene”. Per ciò che concerne il ricorso in Cassazione, l’avvocato Claudio Salvagni ha detto: “Ci stiamo concentrando su alcuni elementi che riteniamo molto interessanti che ruotano ovviamente intorno all’asse portante di questo processo che è il Dna. Speriamo che la Corte analizzi con grande serenità questo processo senza alcun timore, ma con la massima libertà intellettuale di cui solo la Corte Suprema di Cassazione è depositaria”. Poi l’attacco ai media: “Processo mediatico? Un giudice dell’affido di primo grado era un grande frequentatore di un social, che condivideva sulla propria pagina video e commenti dal tenore forcaiolo. E’ evidente che se un giudice frequenta queste pagine si fa influenzare. Se l’informazione fosse corretta saremmo tutti quanti più sereni, purtroppo non è così, perché i media non hanno seguito il processo raccontando tutto quello che è successo in aula”.
Massimo Bossetti, ha detto il legale, spera ancora di poter dimostrare la sua innocenza: “L’ho visto la settimana scorsa, ho trovato di fronte a me un uomo ancora giustamente speranzoso, che crede nella giustizia. Spera che venga concessa la possibilità di fare questa perizia sul Dna, perché lì c’è un clamoroso errore. Sta vivendo il carcere soffrendo, per l’impossibilità di vivere la crescita dei suoi figli, di avere la moglie al suo fianco”.