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Milano, spara al figlio 13enne della compagna: «Gli devono dare l’ergastolo»

Le pagine della cronaca italiana continuano a riempirsi di sangue a causa dell’ennesima tragedia familiare. Ieri sera, 9 giugno 2019, a Milano un uomo di 45 anni ha sparato al figlio 13 enne della sua compagna. L’uomo, ubriaco, aveva iniziato una lite con la donna, che poi è degenerata fino all’inseguimento del ragazzo in strada e allo sparo. L’uomo era in possesso di un’arma d’ordinanza in quanto svolgeva la professione di guardia giurata. La tragedia per fortuna è stato solo sfiorata, in quanto il ragazzino è stato ferito al braccio e il colpo di pistola non è risultato mortale.

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La ricostruzione dei fatti

Intorno alle 22.40 di ieri, 9 giugno 2019, A. D. M., 45 anni, professione guardia giurata, è rientrato in casa ubriaco e l’alcol lo ha spinto ad iniziare una lite con la sua compagna. Dalle prime ricostruzioni dei Carabinieri la lite poi sarebbe degenerata e l’uomo se la sarebbe presa con il figlio 13 enne della donna. Il ragazzo sarebbe fuggito in strada inseguito dall’uomo, che impugnava la sua pistola di servizio. L’uomo avrebbe inseguito il ragazzo lungo via Marco Aurelio fino all’angolo con via Pietro Crespi. Qui, a distanza ravvicinata, avrebbe sparato il  colpo ferendo il 13 enne in modo grave al braccio. Per fortuna dopo l’intervento del 118 è stato dichiarato fuori pericolo nonostante sia stato necessario il ricovero presso l’ospedale Niguarda. L’uomo invece si è arreso una volta accerchiato dai Carabinieri, che stanno cercando ora di scoprire il reale motivo della lite.

Le parole della madre del ragazzino

La compagna della guardia giurata aveva avuto suo figlio da una relazione precedete e solo dopo essere rimasta vedova aveva iniziato una nuova relazione con Di Matteo. Le parole della donna, riportate dal Corriere della Sera, subito dopo il ferimento del figlio 13 enne sono state molto forti: «Ora deve morire in carcere, gli devono dare l’ergastolo. Il mio compagno era ubriaco, era andato a prendere una pizza, aveva bevuto e aveva un’altra bottiglia a casa. Se l’era presa con me, per questo sono uscita e ho detto a mio figlio, che era con un amico, di non rientrare. Gli ho detto di stare fuori, poi è sparito. Io mi sono messa ad urlare, sapevo che Angelo poteva fargli del male». Infine ha aggiunto: «Io volevo buttarmi su di lui, strappargli la pistola. Se avessi preso l’arma gli avrei sparato. Poi ho pensato che avrei lasciato solo mio figlio, praticamente l’avrei lasciato orfano e mi sono preoccupata solo per lui. Per le sue condizioni». Al momento c’è solo tanta rabbia e confusione, solo gli inquirenti potranno fare chiarezza su tutto.

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