Morte Martina Rossi ultime notizie: è giunto alle battute finali il processo di primo grado a carico di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi originari di Castiglion Fibocchi (Arezzo), accusati del reato di morte in conseguenza di tentata violenza sessuale ai danni della studentessa genovese di 20 anni, deceduta a Palma di Maiorca in circostanze mai chiarite dopo essere precipitata dal balcone al sesto piano di un hotel in Spagna il 3 agosto 2011, secondo la Procura mentre cercava di sfuggire ad un tentativo di stupro da parte di due aretini conosciuti in quella vacanza ed oggi imputati.
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Oggi 6 dicembre il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha chiesto una condanna a sette anni per i due imputati, che, lo ricordiamo, negano ogni addebito. La difesa porta infatti avanti la tesi del suicidio. Per l’accusa il pm ha ricostruito quanto accaduto nelle prime ore del 3 agosto 2011: a corroborare la sua tesi dei graffi sul collo di Albertoni e sul fatto che la ragazza sia stata rinvenuta cadavere in strada priva degli short. Segno, secondo il quadro accusatorio, che cadde dal balcone proprio perché disperata e in fuga dai due uomini che cercavano di abusare di lei. Di qui la richiesta per gli imputati di 4 anni per la tentata violenza e 3 per morte in conseguenza di altro reato.
Ricostruito anche il profilo psicologico di Martina, una giovane solare e desiderosa di vita, che in Spagna si trovava in vacanza. “Del racconto di Albertoni e Vanneschi non tornano i dati oggettivi: la finestra per esempio era aperta perché legata con il filo dell’antenna della tv come dimostrano le foto quindi non è possibile lei che abbia aperto la finestra, preso la rincorsa e si sia buttata. Contro la tesi del lancio volontario c’è poi anche la caduta a candela che esclude lo slancio”, ha spiegato in aula il procuratore. Martina non aveva gli occhiali al momento della precipitazione. “Non ci vedeva bene quindi è normale che tentando di fuggire abbia perso l’equilibrio e sia caduta”; sempre secondo l’accusa, altro elemento indiziario a carico dei due imputati il commento che loro fecero con gli amici, come testimoniato dagli stessi in aula: ” Abbiamo lasciato il segno’ ovvero – ha commentato il procuratore – vuol dire che si attribuiscono il merito ‘dell’impresa’ …”. Gli amici in aula hanno descritto Martina come una ragazza piena di vita, tutte testimonianze che allontanano l’ipotesi del suicidio.