Morte Martina Rossi news processo: la dinamica della caduta dal balcone al sesto piano dell’hotel Sant’Ana a Palma de Maiorca dove alloggiava, il 3 agosto 2011, non sarebbe compatibile con il suicidio. La precipitazione perpendicolare dimostra che la dinamica è incompatibile con la caduta vlontaria, questa in sostanza la sintesi della ipotesi esposta dal perito dell’accusa, Marco Santini, nel corso dell’udienza di ieri, 14 giugno, al processo in Tribunale ad Arezzo per il decesso della studentessa genovese. Secondo la pubblica accusa Martina è caduta dal balcone mentre cercava disperatamente di sfuggire ad uno stupro da quelli che ora sono gli imputati, accusati della sua morte: Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, rispettivamente di 25 e 26 anni, entrambi residenti a Castiglion Fibocchi (Arezzo), accusati del reato di morte in conseguenza di tentata violenza sessuale.

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Durate l’udienza illustrate anche le perizie del medico legale e del genetista che analizzarono il corpo, riesumato, della ragazza. Dalla salma, è emerso, che era in pessime condizioni, “non sono emerse tracce di Dna dei due imputati”; le fratture riscontrate sul corpo, inoltre, tutte compatibili con la caduta, compresa quella alla mandibola che aveva fatto ipotizzare alla parte civile un pugno sferrato nel corso di un tentativo di stupro. Ma, ha precisato il medico legale, “Se si fosse trattato di un pugno sarebbe stato così violento da far svenire Martina, senza darle il tempo di portarsi fino al balcone”. All’alba del 3 agosto 2011 Martina precipitò dal balcone della stanza 609 Hotel Santa Ana di Cala Mayor, dove alloggiavano proprio i due ragazzi oggi imputati. Secondo la ricostruzione di Alessandro Albertoni, Martina lo avrebbe aggredito all’improvviso gridando “tu mi vuoi uccidere” e lo avrebbe quindi graffiato sul collo per poi uscire in balcone e buttarsi nel vuoto. La procura spagnola archiviò rapidamente il caso come suicidio, caso poi riaperto in Italia.
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