Una scena emblematica con cui il grande De Crescenzo in “Così parlò Bellavista” descrive la vita a Napoli, città bella e dannata.
Il lungomare di Via Caracciolo, ci passeggi una sera e non te lo scordi più, e poi la pizza”da Michele”, la sfogliatella calda al Gambrinus, i boati al San Paolo, il 19 settembre al Duomo, la veduta da San Martino, i film di Totò, l’incredibile San Gregorio Armeno… Napoli è così, un puzzle di colori, un esplodere di luci, sapori, emozioni.
Poi però c’è l’altra faccia della medaglia, quella grigia, quella che però è destinata forse a non riprendere colore, a non risplendere più. E allora ci sono le rapine in pieno giorno a uno studente che è in autobus e “non deve” ribellarsi, c’è l’allarme spazzatura e quindi si apprende che il tasso di mortalità per cancro a Napoli non solo sia aumentato negli ultimi anni, ma sia anche il più alto rispetto a quello di tutte le altre grandi città in Italia. C’è la disoccupazione e il disperato bisogno di dover mettere in tavola un pezzo di pane, e ci sono le sparatorie per dividersi un lotto di cocaina.
Ci sono persone che una volta al mese agghindate d’impermeabile e sorriso cinico si presentano nei negozi con l’aspetto di un cliente qualunque, pronte a riscuotere qualcosa che sembrano essersi meritati. Oppure ci sono le saracinesche incendiate di molti locali, chissà per quale motivo.
Sembra tutto normale, sembra che nessuno si scandalizzi più, sembra che quella faccia della medaglia debba essere e restare così in eterno, grigia, semplicemente perché “così è sempre stato e così sarà ancora”.
La domanda quindi è una e lecita: Ci si può arrendere così?
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