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‘Ndrangheta in Lombardia e traffico di rifiuti: 11 arresti [NOMI]

La ‘ndrangheta in Lombardia e il traffico di rifiuti, una storia senza fine. Questa mattina altri undici arresti, destinatari tutti soggetti già coinvolti in passato in inchieste sulla criminalità organizzata calabrese. Dall’inchiesta “Cerberus” del 2008, giunta alle condanne definitive solo nel 2019, passando per la “Infinito” del 2010 e la “Tenacia” del 2001, i magistrati della Dda di Milano hanno scoperchiato il vaso di pandora delle cosche trapiantate in Lombardia, un vaso pieno di rifiuti che valgono oro.

Non è andata diversamente questa mattina quando i Carabinieri Forestali dei Gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Torino, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano nei confronti di 11 soggetti, tutti italiani. Tra gli arrestati alcuni imprenditori operanti nel settore dei rifiuti, secondo gli inquirenti appartenenti ad un sodalizio criminoso dedito al traffico illecito di rifiuti. Sarebbero responsabili del riempimento di numerosi capannoni abbandonati nel Nord Italia e di tombamento dei rifiuti in una cava dismessa in Calabria.

Le indagini, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, e prosecuzione dell’Operazione “Fire Starter” che nell’ottobre del 2018 aveva portato all’arresto di 6 soggetti responsabili del traffico di rifiuti e del rogo del capannone di Corteolona (PV), hanno permesso di evidenziare dinamiche di più ampia portata. Nel mirino degli inquirenti un’organizzazione criminale, capeggiata da soggetti di origine calabrese, tutti con numerosi precedenti penali, appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta. Attraverso una struttura composta da impianti autorizzati e complici, trasportatori compiacenti, società fittizie intestate a prestanome e documentazione falsa, gestivano un ingente traffico di rifiuti urbani ed industriali provenienti da impianti campani e finivano in capannoni abbandonati del Nord Italia o interrati in Calabria.

A carico della banda anche un tentativo di sequestro di persona, accertato nel corso delle indagini, ai danni di un imprenditore campano per ottenere il pagamento immediato di trasporti illeciti di rifiuti effettuati per suo conto. Emblematico della vicinanza agli ambienti di ‘ndrangheta anche la conversazione tra due pregiudicati calabresi relativa a una controversia legata a somme di denaro: la risolveranno quando “saranno a tavola con i cristiani di Platì e San Luca e si vedrà chi ha ragione e chi ha torto”, dicono i due intercettati dai Carabinieri.

Il principale indagato è A. R., 35 anni, originario di Siderno (Reggio Calabria), definito il “dominus del sodalizio”, catturato a casa sua, a Erba (Como). Già in passato il 35enne di Siderno era rimasto coinvolto in affari con le cosche, nel 2010 entrò nella maxi inchiesta “Infinito” per i suoi contatti con il capo della locale di Erba, mentre nel 2012 fu arrestato per un traffico di mezzi agricoli rubati, gestito per conto della cosca Di Grillo-Mancuso. Con lui è finito in carcere M. B., di 41 anni, originario di Locri (Reggio Calabria). Per altri nove dei fermati sono stati chiesti i domiciliari. (ultimo aggiornamento ore 15:45)

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