Spiare i propri clienti al fine di soddisfare al meglio i loro gusti, le loro esigenze a tavola. Una filosofia bizzarra e alquanto discutibile quella adottata dai titolari dell’Eleven Madison Park, un noto ristorante di New York a tre stelle Michelin.
Il maître Justin Roller, infatti, quotidianamente si occupa di fare generiche ricerche di rete e di ‘spulciare’ i profili Facebook di coloro che prenotano online un tavolo nel suo ristorante. Quando qualcuno varca la porta del Eleven Madison Park, soprattutto se si tratta di personalità importanti quali giornalisti, chef, critici gastronomici o sommelier, i ristoratori, grazie ai profili identificativi tracciati in precedenza, hanno già un’idea di cosa essi cercheranno e saranno quindi in grado non solo di soddisfare i loro desideri culinari, bensì di anticiparli.
Negli ultimi tempi, questo ‘trattamento speciale’ è riservato anche ai clienti non vip, diventando un modus operandi del locale che mira essenzialmente a soddisfare il cliente, chiunque esso sia. I gestori, infatti, quando aspettano un cliente sanno in anticipo se sul tavolo dovrà esserci un menu da ‘anniversario’ o da ‘compleanno’, ad esempio. Il cliente troverà così un’accoglienza quasi familiare, come se il ristoratore già lo conoscesse, in quanto preventivamente informato sulle sue letture preferite piuttosto che sui suoi gusti culinari, hobby o ideologie politiche. Al riguardo, il product manager di Facebook Michael Novakha ha annunciato sul Washington Post un imminente aggiornamento per il quale le opzioni di condivisione dei contenuti sul Social saranno rese più visibili a tutti. A questo punto la domanda sorge spontanea: e la privacy?