Nell’omaggiare Niki Lauda con l’ultimo saluto non si può non interpellare colui che gli salvò la vita in quel giorno di agosto del 1976, Arturo Merzario. Nurburgring, Germania: la Ferrari di Lauda è in fiamme, il fuoco ha ormai preso il campione che sta per morire asfissiato, ma come in un film arriva Arturo Merzario che – fermandosi con la sua March – lo tira fuori dall’abitacolo. Subito gli pratica la respirazione bocca a bocca che gli salverà la vita. Un giorno indimenticabile per Merzario che in un’intervista a Leggo, ripercorre la vita del campione, senza mezzi termini. Il ringraziamento per quel gesto per cui pochi avrebbero avuto il coraggio – dice Merzario – arriverà solo trent’anni dopo. Sì, «Perché lui era uno stronzo. Mio amico in privato, mio nemico e avversario in gara, ma uno stronzo. Sempre. Ma lo amavo perché vedevo in lui il campione vero, un campione dentro», ha affermato il settantaseienne civennese.
Niki Lauda, Arturo Merzario: «Fu il primo ragioniere pilota»
Un fuoriclasse come pochi Niki Lauda, non come Senna e Schumacher, «Di più, – dice Arturo Merzario – come Ascari e Nuvolari. Un campione d’altri tempi, dentro e fuori dai circuiti. Sapeva stare dentro le gare, era personaggio senza fare nulla per esserlo davvero. Era sempre sé stesso». Un campione unico nel mondo della Formula 1, sostiene l’ex pilota Merzario: «Non aveva solo talento, non era solo campione. Lo ero anche io. Ma lui per primo iniziò a ragionare in F1, fece capire a tutti che si poteva vincere non solo correndo veloce, ma anche ragionando, pianificando. È stato il primo ragioniere-pilota. Un computer. Poi è diventato un professore». Il contributo di Niki Lauda nel mondo dell’automobilismo non si ferma alla corsa; anche come manager il mito di Lauda ha dato parecchio: «Chiedete alla Mercedes quanto ha contato Lauda in questi anni. – ha affermato ancora Merzario – E quanto c’è di lui nei Mondiali vinti. Tanto. Tantissimo».
Arturo Merzario, il saluto commosso all’amico Niki Lauda
E infine, il saluto commosso di Arturo Merzario ad un mito che non finirà con la morte di Niki Lauda: i due, diventati sempre più amici con il passare del tempo, non avevano mai interrotto i contatti: «L’ho sentito spesso dopo l’operazione ai polmoni. – conclude Merzario – Sapevo che era debole e a rischio. È nato campione, è stato campione, è morto da campione. Ciao amico mio stronzo. Questa volta mi fai piangere davvero. Vai, vai, dovunque andrai. I campioni come te, come noi, in fondo non muoiono mai».
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