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Nonno Giuseppe, laureando a 96 anni: «Studio dalla mattina alla sera»

Secondo una recente indagine condotta da Eurostat l’Italia nell’Unione Europea è la penultima nazione per numero dei laureati. Un dato di per sé abbastanza preoccupante, che nasconde tutta una serie di interrogativi: per quale motivo i giovani preferiscono lavorare subito dopo il diploma? Quando hanno smesso di credere nel potere dell’istruzione? Perché hanno smesso di sognare? Sono domande a cui è difficile dare una sola soddisfacente risposta. Per fortuna però ci sono storie, come quella di nonno Giuseppe Paternò, classe 1923, che lasciano ben sperare. Ha 96 anni compiuti (giovane lo è dentro) e gli mancano soltanto otto esami all’agognata laurea. Studia Storia e Filosofia all’università di Palermo e se tutto andrà secondo la tabella di marcia, a luglio, si laureerà, diventando così il “dottore” più anziano d’Italia di tutti i tempi.

Nonno Giuseppe, laureando a 96 anni: «Studio dalla mattina alla sera»

In un’intervista a Il Corriere della sera l’anziano signore si è detto fiducioso: «Studio dalla mattina alla sera e anche dopo cena, dalle 22 alle 24. Ho due tavoli, che uso a seconda di come prendono luce dalla finestra». Un po’ come faceva il giovane Giacomo Leopardi, che nel suo bel palazzo a Recanati, spostava il suo banchetto a seconda dell’orario per leggere meglio. Vedovo da tredici anni, due figli, quattro nipoti e due pronipoti, nonno Giuseppe non riesce a stare senza far niente. Da sempre dalla parte della cultura, è un divoratore di libri. Da quando ha deciso di iscriversi a Lettere, nel 2017, non ha sbagliato un colpo, non è stato mai bocciato ad un esame: «Ho avuto due borse di studio da 1.300 euro per la media del 30 nel primo anno e di 29 nel secondo anno!», ha raccontato il 96enne orgoglioso.

«Mi manca poco, ai giovani dico: non smettete di proseguire!»

Come mai questa scelta? In realtà sin da giovane Giuseppe avrebbe voluto proseguire gli studi e laurearsi. Cresciuto in una famiglia non molto ricca, maggiore di sette fratelli, questi ha dovuto però mettere le sue aspirazioni da parte e andare a lavorare a soli sette anni col padre in una birreria. L’intervento dei Carabinieri ha fatto sì che il piccolo tornasse dietro ai banchi di scuola, ma purtroppo è durata poco. A 14 anni il padre ha spedito di nuovo Giuseppe a lavorare, stavolta come fattorino all’UTET. Soltanto due anni dopo, a sedici anni, la possibilità di fare la scuola di avviamento professionale a indirizzo industriale. «Con mio padre feci un patto, lui mi disse: dovrai essere promosso ogni anno e in estate andrai a lavorare al bar in aiuto ai camerieri!». L’istruzione però è sempre stata importante per lui: grazie alle scuole serali, a 31 anni, Giuseppe è riuscito a diplomarsi geometra e ad essere assunto nel 1942 come telegrafista prima e capostazione poi nelle Ferrovie dello Stato. Nel 1984 il pensionamento e la volontà di dedicare il tempo libero allo studio. Una vicenda la sua bella da vivere, da leggere e anche da scrivere. Spesso nonno Giuseppe è stato inviato nelle scuole come “testimonial”: «Voglio essere di esempio per tutti quei ragazzi che stanno studiando e magari decidono di fermarsi, perché bisogna sempre avere la forza di proseguire e di scavalcare tutti quegli ostacoli che per forza di cose si incontrano sul proprio cammino!». Un modo per incentivare all’istruzione, per far capire che la scuola è una gran bella cosa, importante. Perché la cultura è buona come il pane caldo al mattino.

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