Omicidio Renata Rapposelli: è i corso in Corte d’Assise a Teramo il processo a carico di Giuseppe e Simone Santoleri, rispettivamente ex marito e figlio della pittrice anconetana che, secondo l’accusa, sarebbe stata strangolata e uccisa in casa dei due uomini, a Giulianova, nel pomeriggio del 9 ottobre 2017. Se Simone nega ogni addebito, il padre invece dopo l’arresto ha confessato che a strangolare Renata sarebbe stato proprio il figlio. E ora a processo tutti i testimoni sentiti nel corso delle indagini stanno confermando le proprie versioni dei fatti.

Ad uccidere, strangolandola, Renata sarebbe stato il figlio Simone al culmine di un feroce litigio scaturito per questioni economiche e odio pregresso. Da un estratto della confessione di Giuseppe Santoleri, infatti, si evince come e quando padre e figlio si siano sbarazzati del cadavere della pittrice, trovato del tutto casualmente il 10 novembre 2018 sulle rive del Chienti, nelle campagne di Tolentino, un centinaio di chilometri distante da Giulianova. Sentita la vicina di casa dei Santoleri, che ha confermato di avere notato, la notte della scomparsa della pittrice, l’auto di Simone e Giuseppe – accusati omicidio volontario e occultamento di cadavere – insolitamente parcheggiata con il bagagliaio molto vicino alle scale come se dovessero caricare qualcosa. Quel qualcosa sarebbe stato, dopo 3 giorni, il cadavere di Renata, nascosto in casa e poi trasportato su quella vettura da entrambi fino a Tolentino, sul Chienti. In quel viaggio l’auto subì un guasto al cambio delle marce, poi fatto sostituire da Giuseppe. Lo conferma in aula il meccanico: “Quella rottura potrebbe essere stata provocata anche da un colpo ricevuto su un percorso accidentato”.
La super teste, farmacista a Tortoreto Lido, vide Renata poco prima che venisse uccisa, lo ha riconfermato a processo: la Rapposelli “Il 9 ottobre era a Tortoreto Lido”, come si evinse dalla tessera sanitaria che lei ebbe modo di tenere in mano. Aveva un “aspetto trasandato, era in difficoltà, in un evidente stato di ansia”. Per l’accusa la donna era nella zona dove vivevano il figlio e il marito tra il 9 e il 10 ottobre 2017, quando scomparve. Renata Rapposelli quel pomeriggio avrebbe acquistato un calmante.