Si può parlare di condono? Tra le riforme del Governo Conte, almeno sulla carta, c’è la cosiddetta Pace Fiscale: è il progetto targato Lega-M5S che consiste in una sorta di maxi rottamazione delle cartelle esattoriali. Una misura contenuta nel contratto di governo gialloblu che si rifà a una proposta della Lega, presentata nel programma elettorale. “Noi proponiamo per tutti coloro che si trovano in situazioni di disagio economico di poter comunque chiudere per sempre la loro posizione con il Fisco e poter tornare così a essere attivi nella società” scriveva Salvini nel suo programma elettorale presentato prima del 4 marzo 2018. E adesso, il leader del Carroccio annuncia: “Il primo intervento è la pace fiscale, il secondo intervento realizzabile fin da subito è sulle imprese e poi dall’anno prossimo, s’interverrà sulle famiglie, questo è il cronoprogramma”.
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Cosa è la Pace Fiscale e come funziona?
Pace Fiscale è sinonimo di condono? Non esattamente. “Condono è una cosa – ha spiegato qualche giorno fa Di Maio – la pace fiscale un’altra”. La misura consiste nel saldo e nello stralcio delle cartelle esattoriali per i piccoli contribuenti in difficoltà economica. A seconda della situazione in cui si trovano, i contribuenti potranno pagare da un minimo del 6% a un massimo del 25% del dovuto con un’aliquota intermedia del 10%. Sull’espressione ‘pace fiscale’, ha puntualizzato qualche giorno fa il deputato leghista Claudio Borghi, c’è stato un “grande fraintendimento. Nessun malfattore sarà beneficiato da questo provvedimento”. Di condono si parla quando qualcuno ha avuto “un accertamento perché è in mora o perché non ha fatto quello che doveva dal punto di vista dichiarativo e si troverebbe abbonata la sanzione. Qui stiamo parlando dei falliti per tasse, che hanno dichiarato tutto e che verrebbero penalizzati per il solo fatto, non molto giusto, di essere arrivati prima della flat tax”.
A chi è rivolta la Pace Fiscale proposta da Lega e M5S?
A chi è rivolta la Pace Fiscale di Lega e Movimento 5 Stelle? Il provvedimento, come spiegato nel programma della Lega, “potrebbe portare nelle casse dello Stato 60 miliardi di extragettito in 2 anni” e presenta alcuni paletti. La misura, infatti, “esclude i ‘grandi’ contribuenti, ma sarà efficace solo per coloro che a causa della pesante recessione economica non hanno potuto pagare in tutto o in parte le imposte fino ad un tetto massimo di 200mila euro comprensivo di sanzioni, interessi e more”.
Pace Fiscale come funziona: vale anche per le multe?
La Legge di Bilancio 2019 ci dirà se la pace fiscale che il governo Conte avrebbe intenzione di attuare varrà anche per bolli e le multe non pagate. Ad oggi, infatti, non c’è stata alcuna dichiarazione da parte degli esponenti di Lega e Movimento 5 Stelle che fa pensare a un’esclusione di multe, bollo e superbollo auto dalla pace fiscale. Ecco perché non è scorretto pensare che i cittadini possano saldare anche questi debiti applicando le diverse aliquote – 6%, 10% e 25% – previste. È bene ricordare, comunque, che per queste due categorie di debiti i cittadini potrebbero già ricorrere alla rottamazione delle cartelle, introdotta nel 2017, con cui si possono saldare i debiti senza alcuna sanzione o maggiorazione prevista dalla legge. È inutile nascondere però che la pace fiscale annunciata per il 2019 sarebbe ben più conveniente poiché in questo caso non sarebbe necessario pagare tutto il debito, ma solamente una parte (appunto il 6%, 10% o 25% a seconda della propria situazione economica e reddituale). Mentre si discute della presenza o meno dei debiti riferiti a multe o bollo non pagati, sembra essere confermata l’esclusione dal condono fiscale, voluto dalla Lega per tutti coloro che, pur avendo aderito al procedimento della rottamazione delle cartelle di Equitalia, non hanno provveduto al pagamento delle rate previste. Insomma, la pace fiscale non sarà un’alternativa più conveniente per coloro che hanno aderito alle precedenti rottamazioni delle cartelle, i quali quindi dovranno continuare a pagare quanto pattuito in precedenza.