Donna 41enne di Padova chiede di abortire ma viene respinta da 23 strutture ospedaliere.
Il Gazzettino ha reso pubblica la denuncia di ‘Giulia’ (nome di fantasia), libero-professionista protagonista su malgrado di una vera e propria odissea: “Mi domando che senso abbia promuovere una legge per dare diritto di scelta e poi non si mette nessuno nelle condizioni di farlo. Lo trovo offensivo, inutilmente doloroso. Una struttura pubblica doveva darmi garanzia dell’applicazione della normativa”. Questo il suo sfogo carico di amarezza e rabbia.
Tutti obiettori negli ospedali da lei contattati, prima a Padova, la sua città, dove le avrebbero detto che non c’era posto e di rivolgersi altrove. Poi a Camposanpiero, poi Cittadella, “poi Schiavonia, Piove di Sacco. Ormai il tempo incalzava, per di più eravamo a ridosso delle festività di Natale e la cosa non aiutava” – questo il racconto del suo calvario – “Dopo aver provato con tutte quelle del Padovano, ho passato a tappeto il Vicentino e il Veneziano, compreso Chioggia e Portogruaro, quindi Rovigo, Verona. Ho tentato anche Trieste, Bolzano. Le risposte erano le più disparate: non ce la facciamo, siamo già al limite, non riusciamo a stare nei tempi, ci sono le vacanze, sono tutti obiettori”.
Com’è finita? Solo dopo essersi rivolta in extremis alla Cgil, a gennaio – poco prima dello scadere dei fatidici novanta giorni – la donna ha potuto sottoporsi all’interruzione di gravidanza. “Non dimenticherò mai la mancanza di professionalità e di umanità che ho vissuto sulla mia pelle”, ha detto.