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Pechino Express 2016, Gli Emiliani si raccontano [INTERVISTA]: come vivere il terzo mondo ti cambia la vita

Dalla Colombia al Guatemala, Xu e Carlos hanno conosciuto culture, scoperto posti incantevoli e vissuto una vera avventura on the road, in compagnia dei concorrenti di Pechino Express 2016. Gli Emiliani sono due ballerini, tra i fondatori degli Mnai’s -la crew italiana di street dance, che fin da piccoli hanno lottato per diventare due professionisti. Colleghi e amici, Xu e Carlos hanno condiviso con noi le emozioni provate durante il viaggio.

Cosa vi ha lasciato Pechino Express 2016 e come vi ha cambiati a livello personale?

Xu: “a livello personale, ha accresciuto la mia sensibilità verso quel tipo di popolo. Tutti sappiamo com’è fatto il terzo mondo, ma vivere nelle loro case, vedere la loro gentilezza e la loro volontà nel dare tutto, anche se non hanno niente,  fa riflettere sulla società in cui viviamo: anche se la gente ha molto di più, tende ad essere più egoista e molto meno aperta nei confronti del prossimo. Apprezzo di più quello che ho e so quanto sono fortunato“.

Carlos: “anche per me è stato così e da quando sono tornato ho ancora più voglia di fare avventure in giro per il mondo”.

Attraverso Pechino Express 2016, il pubblico italiano ha scoperto popoli particolarmente generosi. Quanto ha influito la presenza delle telecamere in questo senso?

Xu: “la telecamera a volte influisce e a volte no. Come in Italia, anche lì trovi la persona che vuole apparire. Una volta abbiamo trovato una signora che voleva fare pubblicità alla sua azienda, quindi ci ha chiamati lei dal terrazzo. Altri invece, nonostante le telecamere, non se la sentano di ospitare, per via delle condizioni della loro casa, anche se per noi non sarebbe stato un problema. Sicuramente la telecamera aiuta a far capire che non si ha a che fare con brutte persone, soprattutto perché noi arrivavamo a fine giornata veramente sporchi e sudati”.

Carlos: “la telecamera aiuta, ma bisogna calcolare che il grado di ospitalità in quei paesi è veramente alto, perché è altrettanto alta la loro volontà di aiutare il prossimo. La maggior parte delle famiglie che ci ha ospitati è povera. Non tutte le famiglie hanno una macchina ed è questa la ragione per cui non abbiamo mai ottenuto un passaggio al mattino direttamente dalla famiglia ospitante”.

Quando avete incontrato le maggiori difficoltà durante il vostro viaggio?

Xu: “il disagio più grosso riguarda la doccia: a volte siamo andati a letto sudati e sporchi perché dopo una certa ora non avevano più acqua, oppure le famiglie avevano finito la disponibilità di acqua per quel mese. Noi non volevamo usare quella poca scorta che era rimasta in casa. In generale, abbiamo pensato poco al resto, perché comunque eravamo presi dalla gara e poi la nostra età ci ha permesso di adattarci ad ogni situazione”.

Carlos: “quando accumuli tutte le fatiche della giornata per le missioni, pensi al cibo e alla doccia solo quando ti fermi. Tuttavia, hai la consapevolezza che al 90% troverai una casa in cui le persone hanno già mangiato o hanno poco a disposizione, quindi non chiedi nemmeno. Siamo sporitivi e, presi dall’avventura, pensavamo davvero poco a queste cose. Abbiamo passato anche dei giorni di fila senza mangiare”.

Le famiglie che vi hanno ospitati vi hanno lasciato degli indirizzi, tornereste a trovare le persone che avete conosciuto lungo il tragitto?

Xu: “più che tornare vorrei spedire qualcosa, però mi sta venendo sempre di più il dubbio che ciò che spedisco non arrivi mai. Alcune delle case sono sparse in mezzo alla campagna, quindi faccio fatica a pensare che il mio pacco arrivi a quella signora che vive in quell’angolo di campagna, senza numero civico. Li contatterò per assicurarmi che arrivi tutto. Siamo stati ospitati da una famiglia in cui la ragazza studia e non vede il padre da due anni perché è negli Stati Uniti a lavorare, così da mettere da parte i soldi per farle finire il liceo. In questo caso, anche due dizionari potrebbero aiutarli”.

Carlos: “abbiamo conosciuto un ragazzo di Medellìn che ama l’hip hop e, nel suo caso, credo che sarà più facile fargli avere qualcosa. Per quanto riguarda la possibilità di tornare lì, ho un blocco psicologico nell’affrontare un viaggio così lungo, senza andare prima in Africa dalla mia famiglia. E’ anche una questione di tempo e denaro”.

Il pubblico di Pechino Express 2016 non ha potuto vedere molti dei momenti che i viaggiatori hanno condiviso con le popolazioni locali, per varie ragioni che riguardano il montaggio. Quale tra questi momenti è maggiormente impresso nella vostra mente?

Xu: “è difficile rispondere perché sono veramente molti i momenti che il pubblico, per ovvi motivi, non ha potuto vedere. Per esempio, ci siamo uniti ad un poliziotto che si era messo a giocare con dei bambini, è stato bello perché è una cosa che in Italia non succede. Quando la squadra di Medellìn ha vinto la partita, c’era un’enorme festa in piazza e abbiamo ballato con la gente. Quello è stato uno dei pochi momenti in cui mi sono seduto e ho deciso di non pensare alla gara: è stato davvero un momento di relax e svago”.

Carlos: “la condivsione del nostro viaggio con altre persone in sé è una di quelle cose di cui il telespettatore non si può rendere conto perché, di fatto, abbiamo trascorso più tempo con loro e molte scene non sono andate in onda”.

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