Dopo le intercettazioni che lo hanno inchiodato, Claudio Borgarelli era stato arrestato con la terribile accusa di omicidio aggravato e premeditato e occultamento e sottrazione di cadavere ai danni dello zio Albano Crocco, l’infermiere in pensione ferito da 2 colpi di arma da fuoco in testa e decapitato, mentre era ancora vivo, nella mattinata dell’11 ottobre nei boschi di Lumarzo (Genova).
Poco fa la definitiva svolta nel caso: l’uomo ha confessato durante un drammatico interrogatorio in carcere. “Abbiamo discusso per il sentiero” – ha ammesso l’assassino davanti al gip Paola Faggioni – “Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla”.
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Borgarelli era disperato e in lacrime quando ha rivelato quanto commesso: “Non ce la faccio più a tenermi dentro quest’orrore, ero fuori di me e ho usato il machete per decapitarlo”. Borgarelli non ha chiesto perdono e ha inoltre rivelato di essersi disfatto delle armi del delitto e della testa dello zio (mai ritrovata dagli inquirenti) gettandoli dentro un cassonetto a 10 km dalla sua abitazione, come proverebbero i video delle telecamere di sorveglianza in mano agli inquirenti.