Non si placa la lotta dei lavoratori precoci, che delusi per i provvedimenti inseriti nella Legge di Stabilità continuano a chiedere unanimi il riconoscimento della quota 41 per accedere all’uscita anticipata, mentre ci si interroga su quali saranno i decreti attuativi che regoleranno l’Ape.
Come si evince dal numeroso gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, sono diverse le azioni che i pensionandi stanno mettendo in atto per riportare l’attenzione del mondo sindacale e politico sul bisogno di favorire il ricambio generazionale: l’ultima di queste è la manifestazione indetta dal Comitato 41 del Lazio lunedì 13 marzo per presidiare sotto al Ministero del Lavoro.
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Intanto, sulla piattaforma Change.org è stata rilanciata una petizione a favore del DDL 857, elaborato dall’onorevole Cesare Damiano: il decreto, che è fermo da oltre quattro anni nonostante le 50.000 firme raccolte e consegnate al Presidente della Camera dei Deputati Boldrini, prevede l’uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica e avendo maturato 35 anni di contributi, con una penalizzazione massima dell’8% decrescente di 2 punti percentuali per ogni anno di anticipo dell’età pensionabile. Per i precoci si chiede l’ormai nota “Quota 41”, ovvero il riconoscimento di 41 anni di contributi per andare in pensione, senza penalizzazioni. La petizione, che ha superato le 31mila adesioni, si pone come obiettivo il raggiungimento di 50mila firme, che saranno consegnate a Ministro del Lavoro, Presidente del Consiglio e Presidente della Camera dei Deputati affinché la questione torni al centro della discussione politica. Nelle ultime ore un lavoratore precoce si è rivolto ai giovani, invitandoli a firmare perché anche il loro diritto alla pensione venga preservato.
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