Pensioni 2018 news: Ape, Rita ed età pensionabile, cosa cambierà dopo le elezioni?
La riforma delle pensioni è una delle tematiche che, più di ogni altra, ha un grande peso nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo prossimo. Tutte le formazioni politiche includono nel loro programma ipotesi di riforma della previdenza, che necessariamente prevedono ritocchi più o meno consistenti della legge Fornero del 2011. Ci sono partiti politici che vorrebbero una maggiore flessibilità in uscita per i lavoratori, mentre altri la totale abrogazione della riforma Fornero. In queste ultime ore fa molto discutere un articolo degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi che hanno ipotizzato gli effetti del taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”, proposto dall’aspirante premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.
Pensioni 2018 news: Ape, Rita ed età pensionabile, cosa cambierà dopo le elezioni?
I due economisti scrivono: “Cancellare del tutto le pensioni superiori ai 5.060 euro (un intervento evidentemente incostituzionale) coprirebbe solo per un anno il buco che si aprirebbe cancellando la norma della legge Fornero che lega l’età della pensione alla speranza di vita. Già dal 2020 quei risparmi non basterebbero più e bisognerebbe ridurre anche le pensioni nella fascia inferiore, cioè quelle oltre i 2.370 euro mensili netti: stiamo parlando di circa 670.000 pensionati che costano allo Stato 41 miliardi l’anno. Poiché il congelamento dell’età lavorativa, come detto, costerebbe a regime 16 miliardi, queste pensioni dovrebbero essere tagliate, a regime, in media del 40 per cento. Anche questo è un intervento che difficilmente sopravviverebbe a un ricorso alla Corte costituzionale, in quanto ridurrebbe la pensione molto al di sotto dei contributi versati”. Secondo Alesina e Giavazzi la proposta di Di Maio e del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, sarebbe squisitamente elettorale.
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Pensioni 2018 news: Ape, Rita ed età pensionabile, cosa cambierà dopo le elezioni?
Sull’editoriale dei due economisti si è espresso anche Marco Leonardi, consiglieri economico del governo Gentiloni, che in un post ha dato una spiegazione sulle misure adottate con la legge di Bilancio 2018: “L’accordo di quest’anno sulle pensioni del governo Gentiloni con CISL e UIL (e purtroppo senza la CGIL) contiene tre principi innovatori di fondamentale importanza, che vanno al di là della spesa impegnata (100 milioni nel 2018 e 300 a regime): 1) le occupazioni gravose vengono esentate dall’adeguamento dell’età pensionabile, un principio di giustizia che c’è in pochi altri paesi tra cui la Germania (in cui funziona diversamente), che va rivendicato con orgoglio; 2) d’ora in poi l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita avverrà in maniera lineare e non coglierà i picchi delle stime dell’aspettativa di vita come è avvenuto quest’anno; 3) per la prima volta in assoluto si possono recuperare i risparmi di spesa che vengono riutilizzati per ampliare e migliorare le misure del 2018″. Leonardi ha quindi aggiunto: “Il vero miracolo lo hanno fatto gli italiani che in questi anni si sono visti improvvisamente portare in alto l’età della pensione, un’operazione necessaria per garantire un futuro ai propri figli ma dolorosa per chi ci è andato di mezzo. Da oggi almeno è più facile, tra il 2017 e il 2018 andranno in pensione anticipata più di 80.000 persone grazie a delle opzioni che prima non c’erano: l’ape sociale e i precoci (per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni), l’ape volontaria e la RITA (la possibilità di anticipare la previdenza complementare) sono il frutto di questi ultimi due governi e di due accordi con i sindacati”.