Quota 100’ dovrebbe favorire allo stesso modo uomini e donne. Ma in concreto, se la soglia dei contributi verrà fissata a 38 anni (o, in misura minore, a 37 o 36), saranno in larga maggioranza gli uomini a beneficiarne. Le lavoratrici nate tra il ’53 e il ’57, che nel 2019 potranno vantare 38 anni di versamenti, sono una minoranza e concentrate nel pubblico impiego. Tra entrata ritardata nel mercato del lavoro e interruzioni prolungate, il rischio di arrivare a 62 anni senza contributi utili a uscire è elevato. Da qui l’ipotesi, per ora rinviata alla manovra per il 2020, di reintrodurre ‘opzione donna’, che ha permesso di lasciare il lavoro anche con 35 anni di attività. È da vedere se verrà inserito lo sconto di 6 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di tre. Ma non è l’unica novità per le pensioni 2019 e la quota 100.
Pensioni 2019 quota 100
Ora si lavora solo sui 62 anni di età e i 38 di contributi. Attenzione però, perché collezionare così tanti anni di versamenti pensionistici non è cosa da tutti. Non sarà però l’età a prevalere, ma i contributi. Questo significa che chi avesse superato i 62 anni (per esempio 64) per andare in pensione prima degli attuali 67 anni dovrà comunque attendere di raggiungere i 38 anni di contributi. Anche se pare che il governo intenda anche bloccare l’adeguamento dei requisiti alla speranza di vita, come previsto per ora. Questo significa che se anche una persona non riuscisse ad arrivare ai 38 anni di contributi per la “quota 100”, allora eviterebbe comunque i 5 mesi di aumento che erano già decisi e che avrebbero portato la soglia oltre i 67 anni (resterebbero dunque gli attuali 66 anni e 7 mesi di età con 20 mesi di contributi, per la pensione di vecchiaia; oppure 42 anni e 10 mesi di contributi).
Pensioni 2019 quota 100: via dal lavoro senza penalizzazioni su importo
La vera novità di “quota 100”, però, è che rispetto all’Ape sociale di Renzi questa riforma non dovrebbe avere costi per i pensionati. Non ci sarebbero infatti decurtazioni all’assegno in cambio di un addio al lavoro in anticipo. A confermarlo al Corriere è stato Claudio Durigon, della Lega, che allontana dunque l’ipotesi di un taglio dell’1-1,5% di cui si era parlato in passato. Il costo ci sarà, invece, per lo stato. Con la “quota 100” a 62 anni e 38 di contributi il governo sarà costretto a trovare tra gli 8 e gli 8,5 miliardi il primo anno e poi un miliardo in più dal prossimo anno. Non poco. Però permetterebbe a circa 400mila lavoratori in più ad andare in pensione prima del previsto.