L’avvio del superamento della legge Fornero in tema di pensioni, con l’introduzione di quota 100, ha indubbi vantaggi per quei lavoratori che vogliono lasciare il mercato del lavoro. Ma questi vantaggi non saranno di sicuro economici: né per loro né per lo Stato. Oggi Il Sole 24 Ore fornisce alcune stime che anticipano da una parte i costi per lo Stato in caso di pensione anticipata e dall’altra la riduzione che si avrà sull’assegno previdenziale in caso di pensionamento con quota 100, ovvero con 62 anni di età e 38 di contributi. Una penalizzazione che va dal 5% al 21%. Proprio questo 21% è il limite massimo di riduzione sull’ssegno: un valore che verrà applicato a un operaio 62enne con uno stipendio netto di circa 1.600 euro e con cinque anni e tre mesi di anticipo sul ritiro dal lavoro. Minore è invece la penalizzazione se lo stesso operaio anticipa di solamente un anno e tre mesi la pensione grazie a quota 100: in questo caso si scende all’8%.
Pensioni 2019 quota 100: tutte le ultime novità per i costi allo Stato
Le stime fornite da Tabula riguardano anche un altro aspetto. Come detto, si prende in considerazione anche l’impatto di quota 100 sulle casse dello Stato. Per un operaio che decide di anticipare la pensione, per esempio, di tre anni, la spesa statale è di quasi 70mila euro. Se l’anticipo è di cinque anni e tre mesi, invece, si arriva a un costo di 100mila euro. Con un solo anno e tre mesi di anticipo si scende a circa 32mila euro. Stefano Patriarca spiega che “la manovra consente il pensionamento da 62 anni con 38 di contribuzione, e cioè a un’età e con un livello di versamenti che rende la pensione superiore a quanto motivato dai contributi”. Difatti, secondo i dati di Tabula, l’equilibrio tra pensione e contributi versati si raggiunge – nel caso di chi ha più di 41 anni di contributi – se si va in pensione a 65-66 anni. E non a 62 o, ancora peggio, a un’età inferiore come prevede quota 41.
Pensioni 2019 quota 100: importo più basso
È ovvio quindi che anticipando il pensionamento si perdono 5 anni di contribuzione potenziale, utili per percepire un assegno di pensione più elevato. Nel dettaglio, secondo quanto rilevato da Boeri, andando in pensione con Quota 100 si prende una pensione di circa il 21% più bassa di quella che si sarebbe maturata continuando a lavorare per altri 5 anni per poi accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età. Chi decide di accedere a Quota 100, quindi, deve essere consapevole che pur non subendo alcuna penalizzazione sull’assegno previdenziale percepirà una pensione più bassa rispetto a quella che avrebbe ottenuto se non ne avesse beneficiato.