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Pet Food: il 75% delle carni presenti nei prodotti per i cani e per i gatti non sono dichiarate

11/12/2018 14:38 - Aggiornamento 11/12/2018 15:42

Un recente studio condotto dall’Università di Padova ha rivelato che in un campione di 40 prodotti alimentari per uso animale, 3 su 4 non mostrano una corrispondenza tra la composizione effettiva e ciò che viene ufficialmente dichiaro sull’etichetta.

Il commercio del cibo per animali casalinghi è un segmento di mercato particolarmente fiorente e che non accenna ad arrestarsi, anzi negli ultimi anni va sempre più ampliandosi, aumentando di anno in anno i ricavi per gli operatori specializzati in questo settore, e che solo nel Belpaese equivale a oltre i 2 miliardi di euro, complice il diffondersi dell’amore verso gli animali domestici che sempre più sono presenti nelle case degli italiani; si stima infatti che gli italiani condividono la loro esistenza con una popolazione di oltre 50 milioni di pets (un dato questo incredibile che porta a stimare che in media ogni italiano ha un animale domestico di proprietà).

Questi dati sono stati acquisiti dal Rapporto Assalco – Zoomark 2018, il compendio annuale sul mondo dei pet, curato da istituti specializzati in questo genere di analisi come Assalco e da Zoomark International e con il contributo del Centro Studio Sintesi, di IRI Information Resources e dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI).

L’Italia è al primo posto nel vecchio continente per numero di pet in rapporto alla popolazione; se ne trovano 50,03 ogni 60 abitanti, subito dopo c’è la Francia (46,5), Polonia (41), Spagna (40,2), Germania (39,8) e Regno Unito (30,3), Paesi Bassi (28,9), Spagna (27,5), Portogallo (27), Finlandia (26,4), Svezia (26), Norvegia (25,8).

Nel 2017, il mercato interno riferito alla vendita dei prodotti per l’alimentazione dei gatti e dei cani – segmento principale della categoria – ha sviluppato un indotto pari a 2.051 milioni di euro con una percentuale di crescita rispetto allo scorso anno del +3.8%.

Aumentano anche i volumi registrati, con 573.940 tonnellate commercializzate.

Ma questi numeri sono destinati ad aumentare, le stime provvisorie rivelano che nel 2018 il settore in questione ha fatto registrare ulteriori aumenti dei consumi con consequenziali innalzamenti dei ricavi per gli operatori specializzati in questo ambito.

Il mercato alimentare specifico per la nutrizione dei nostri amici felini ha rappresentato il 52,7% del totale mercato in termini di fatturato, sviluppando 1.082 di Euro.

I prodotti alimentari canini, invece, hanno pesato per quasi 969 milioni di euro. Tutti i principali segmenti (umido, secco, snack & treat) degli alimenti per cani e gatti hanno registrato una crescita in termini di valore.

Ma in questi prodotti alimentari cosa c’è realmente?

Attraverso un’importante ricerca l’Università di Padova ha rivelato dei dati allarmanti: su ben 40 prodotti proteici analizzati (sia umidi che secchi), ben 30 campioni non rivelavano una reale corrispondenza tra ciò che viene ufficializzato dalle case produttrici sull’etichetta e la composizione poi effettiva.

Lo studio è stato pubblicato dall’autorevole rivista scientifica BMC Veterinary Research ed è disponibile a questo link: “Undeclared animal species in dry and wet novel and hydrolyzed protein diets for dogs and cats detected by microarray analysis”

Cosa ha rivelato quindi lo studio?

Sebbene la FEDIAF (European Pet Food Industry Federation) abbia dichiarato che le etichette devono essere accurate e fornire tutte le informazioni utili sugli ingredienti utilizzati per la composizione del prodotto, si sono documentati errori di etichettatura degli alimenti per animali domestici.

Quanto scoperto è molto preoccupante soprattutto se poi lo si correla ai prodotti utilizzati per le diete specifiche a seguito di diagnosi di reazioni avverse a determinati alimenti (AFR) in cani e gatti; infatti l’eventuale presenza di ingredienti non dichiarati può intercedere negativamente con la salute dell’animale e impedire poi al veterinario di prendere i dovuti provvedimenti.

L’Università veneta sopracitata, con questo studio ha cercato proprio di far chiarezza sul problema della contaminazione e su quello dell’etichettatura sbagliata in alimentazioni a base proteica NPD (Novel protein diets) sia basate su alimenti secchi che umidi e su diete proteiche idrolizzate (HPD) utilizzando la tecnica basata su microarray che rileva la presenza di 20 specie di animali.

Dei 40 campioni analizzati, 10 presentavano un contenuto che era corrispondente a quanto dichiarato sull’etichetta, mentre 5 non contenevano in toto il tipo di proteina dichiarata, 23 invece rivelavano la presenza di specie animale non dichiarate e 2 presentavano un’etichetta molto vaga che non ha consentito una valutazione della sua accuratezza.

I contaminanti più frequentemente identificati negli alimenti per animali domestici sia secchi che umidi erano: maiale, pollo e tacchino.

La presenza di carne di origine animale non dichiarata era più alta negli alimenti secchi per animali domestici anziché nei prodotti umidi.

Ben 13 marchi su 14 analizzati presentavano un prodotto erroneamente etichettato.

Lo studio non specifica, per motivi di privacy, i marchi che sono stati presi in considerazione.

E’ opportuno comunque segnalare che sia i cani che i gatti possono vivere una vita sana anche con una dieta basata esclusivamente su prodotti di origine vegetale, potendo anche escludere completamene dalla loro alimentazione prodotti basati su componenti di origine animale.

Ci sono attualmente aziende che sono specializzate nella commercializzazione di questa tipologia di prodotti e che si occupano di sviluppare soluzioni sostenibili a ridotto impatto etico ed ambientale, producendo prodotti alimentari che sono totalmente vegetali e che non presentano alcun colorante o conservante di tipo artificiale, né materie prime di tipologia transgenica, studiando il corretto bilanciamento che possa permettere ai nostri piccoli amici di essere sempre in perfetta forma e godere di un’ottima salute.

Abbiamo chiesto un parere a chi ha cuore la salute dei propri cani, Michele dell’Allevamento Pastore Tedesco di Casa Falcone: un’ottima alternativa alle classiche crocchette estrudate esiste, si tratta del pressato a freddo.

Si tratta di un processo di lavorazione che ha un principio fondamentale: la temperatura di esiccazione che permette di mantenere intatte le proprietà nutrizionali delle matierie prime e sopratutto di non disperdere la Vitamina A che è termolabile.