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Possiamo individuare le menzogne: il nostro cervello capta in meno di un secondo le incongruenze tra parola e segnali fisici

10/03/2014 15:29 - Aggiornamento 10/03/2014 16:47

Al nostro cervello bastano 300 millisecondi per capire se l’espressione o l’atteggiamento fisico di una persona sono coerenti con lo stato d’animo che dovrebbe esprimere o con una descrizione verbale dello stesso stato d’animo. E ‘ stato infatti scoperto che il cervello confronta molto rapidamente gli input provenienti dalle aree che elaborano le espressioni facciali, la mimica e i movimenti del corpo confrontandole con le sensazioni viscerali della nostra memoria affettiva per una verifica immediata. Lo rivela una ricerca coordinata dall’Università di Milano-Bicocca pubblicata sulla rivista americana PLOS ONE. Lo studio (Comprehending body language and mimics: an ERP and neuroimaging study on Italian actors and viewers, è stato realizzato da Alice Mado Proverbio , del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con Marta Calbi , dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, Alberto Zani , dell’Istituto di Fisiologia e bioimmagini molecolari del Cnr e Mariella Manfredi, dipartimento di Scienze Cognitive della University of California San Diego.

cervello percezione menzogne

L’esperimento si è svolto su trenta studenti universitari ai quali sono state fatte osservare 280 fotografie nelle quali otto attori teatrali mimavano differenti stati d’animo. Durante l’osservazione delle foto, accompagnate da descrizioni verbali dell’emozione interpretata, è stata effettuata la tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione (LORETA, low resolution electromagnetic tomography) per misurare l’attività elettromagnetica del cervello. In questo modo è stato misurato il tempo nel quale il nostro cervello riconosce l’incongruenza – 300 millisecondi, appunto – ed è stata identificata la regione del cervello nella quale avviene il riconoscimento: la corteccia orbito frontale ventromediale.

È in questa regione che vengono elaborati i segnali, che arrivano letteralmente dalla “pancia” (come ci sentiamo di fronte all’atteggiamento di chi ci sta davanti). Si tratta dei marker viscero-somatici legati ai nostri ricordi e alle nostre memorie affettive più profonde. Queste informazioni, una volta giunte nella corteccia orbito frontale ventromediale, vengono usate per prendere decisioni come, ad esempio, capire se una persona è sincera oppure no con noi . «Questa ricerca – spiega Alice Proverbio, professoressa associata di Psicobiologia e coordinatrice della ricerca – è finalizzata a capire quali sono i meccanismi attraverso i quali comprendiamo lo stato d’animo degli altri».