Qualche Paperon de’ Paperoni è rimasto anche in Italia. Per la precisione, sono dieci e guadagnano complessivamente quanto 500.000 famiglie di operaie messe insieme. A rivelare la drammaticità delle disuguaglianze sociali è un’indagine del Censis, secondo la quale pochi italiani ricchissimi – più o meno 2.000 – vantano un patrimonio di 169 miliardi di euro, che pur non conteggia il valore degli immobili: in altre parole lo 0,003% degli italiani guadagna quanto il 4,5%.
Con l’acuirsi della crisi, si è anche allargata la “forbice” tra dirigente e operaio: mentre vent’anni fa il patrimonio di un dirigente era pari a tre volte a quello dell’operaio, adesso lo supera di 5,6 volte. Attualmente il libero professionista riesce a mettere da parte 4,5 volte di più di un operaio.
Dimmi a che categoria sociale appartieni, e ti dirò se la crisi ti ha arricchito o indebitato. I redditi di operai ed impiegati sono quelli ad aver risentito maggiormente degli effetti della crisi, con una diminuzione rispettivamente del 17,9% e del 12% del reddito rispetto a quello accumulato dodici anni prima. Gli imprenditori hanno visto una diminuzione del reddito del 3,7%, mentre a guadagnare di più sono stati i dirigenti, con un aumento dell’1,5%. La situazione economica dei cosiddetti “top earner” – quell’1% della popolazione che dichiara un reddito pari a 102 mila euro annui – non ha risentito della crisi, mentre la media degli italiani dichiara di guadagnare intorno ai 15 mila euro all’anno.
E per quanto riguarda il bonus di 80 euro? Nel caso in cui rimanga un provvedimento una tantum, 2,2 milioni dei beneficiari – sui 10 totali – impiegheranno tutti gli 80 euro mensili in consumi, altri 2,7 milioni lo investiranno parzialmente in consumi, mentre 5 milioni di beneficiari lo risparmieranno o lo useranno per coprire i debiti.
Tra le cause delle disuguaglianze, anche avere o non avere figli: chi ha prole, incorre doppiamente nel rischio doppio di finire indebitato per affitti, bollette o mutuo. Inoltre l’indagine rivela che per i residenti nel Sud (pari al 33,3%) il rischio di incorrere in povertà è triplo rispetto a quelli del Nord (10,7%) e doppio rispetto a quelli agli abitanti del Centro (15,5%).
(fonte: La Repubblica del 3 maggio 2014; autore dell’immagine principale: Marianna kla!, da Flickr.com)