Cambiano le regole del pronto soccorso: i codici finora adottati basati sui colori (dal bianco al rosso), cederanno il posto ai numeri, dall’uno al cinque, dove l’uno risponderà all’emergenza e il cinque alla non urgenza. È quanto stabilito dal Ministero della Salute che ha elaborato una sostanziosa proposta per rivedere l’accesso alle emergenze negli ospedali. E tra le direttive ci sarebbe anche un rinnovamento del triage, ovvero il sistema che decide la priorità di intervento in base all’urgenza del caso. Le nuove linee prevedono anche l’introduzione di tempi massimi di attesa, che andranno dai 15 ai 240 minuti al massimo, dunque 4 ore.
Pronto soccorso, i nuovi codici previsti per le emergenze
Le linee guida nazionali varate dal Ministero della Salute, fanno parte di un pacchetto all’esame delle Regioni che, per il momento, hanno rinviato l’intesa, e tra di esse c’è chi preferisce mantenere i colori, almeno in fase di transizione. Il grosso della proposta sul triage intraospedaliero è comunque stato accettato e prevede, tra l’altro, che «l’implementazione della codifica a 5 codici numerici di priorità e il conseguente superamento della codifica con i codici colore dovrà avvenire progressivamente entro 18 mesi dalla pubblicazione del presente documento». Per ognuno dei cinque codici è stato indicato un tempo massimo di attesa, per «l’accesso alle aree di trattamento che va dall’accesso immediato per l’emergenza all’accesso entro 240 minuti per le situazioni di non urgenza».
Uno massima emergenza, cinque non urgenza: tutti i numeri del nuovo sistema
Nello specifico, i nuovi codici numerici del pronto soccorso prevedono che l’uno, ovvero il caso di emergenza, conceda al paziente l’accesso immediato, il due – l’urgenza che contempla il rischio di compromissione di funzioni vitali o condizione stabile con rischio evolutivo o dolore severo – conta l’accesso entro 15 minuti; il tre e il quattro, cioè urgenza differibile o urgenza minore stabiliscono un accesso da 60 a 120 minuti con la differenza che la prima richiede prestazioni complesse e la seconda cure più «semplici meno specialistiche». Infine il cinque, ovvero la non urgenza per il quale viene considerata un’attesa massima di 240 minuti, il che dovrebbe – ci si augura – eliminare i tempi di attesa interminabili, tipici dei pronto soccorso.