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Quello che so di lei, recensione del film di Martin Provost con Catherine Deneuve

Martin Provost porta in sala il suo ultimo lavoro, Quello che so di lei, la storia di Béatrice, malata di cancro anziana che, dopo diverso tempo, riallaccia i rapporti con Claire, figlia del grande amore della sua vita, abbandonato ormai da anni. La storia delle due donne mette in scena un percorso di dolore, ma non di dramma, abbandonando i toni pesanti che spesso colorano questo genere di storie.
Sage femme, titolo originale della pellicola, è un termine che indica tecnicamente l’ostetrica come professione medica, ma significa letteralmente una “donna ben educata”. Il doppio significato è particolarmente adatto quando applicato all’eroina del film, Claire – una donna sola la cui vita spinosa è diventata amara con l’arrivo di Beatrice, in tutto opposta a Claire.

Claire è interpretata da Catherine Frot, mentre Beatrice da Catherine Deneuve, in questa sorta di pellicola in cui vediamo un “Catherine vs Catherine”, con cui Provost si riconferma un artista brillante e disturbato, che già si mise alla prova col mondo femminile raccontando la storia di Simone de Beauvoir.

Quello che so di lei si apre con la chiamata di Beatrice, amante del padre di Claire, che decide di rivedere la figliastra dopo decenni. Beatrice ha infatti rovinato la vita di Claire quando ha abbandonato la città rompendo il cuore di suo padre, che in seguito si suicidò. Provost mette daparte il melodramma, evitando accuratamente di comporre una telenovela sul materiale a disposizione ed erige uno studio di carattere nitido e sfumato dai loro primi incontri in un bar parigino fino all’emergere della personalità complessa di Beatrice. Questa si presenta come una regina drammatica, interpretata dalla Deneuve che con il suo aplomb emotive trasforma Beatrice nella vera e propria eroina del film.

>>Leggi QUI la RECENSIONE completa di Quello che so di lei.

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