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Razzismo negli stadi, Boateng: «Ci considerano scimmie», solidarietà per Koulibaly

29/12/2018 16:39 - Aggiornamento 29/12/2018 16:43

Non può esimersi dall’esprimere un parere Kevin Prince Boateng in merito all’ultimo (solo in ordine di tempo) episodio di razzismo negli stadi avvenuto qualche giorno fa, durante la partita Inter-Napoli a San Siro, nei confronti di Kalidou Koulibaly. Lo stesso incontro che vide nel pre-partita il tragico incidente in cui perse la vita il tifoso Daniele Belardinelli in seguito alle risse tra ultras. Non bisogna andare troppo indietro nel tempo per ricordare quando lo stesso Boateng fu protagonista di un simile atteggiamento. Era il 3 gennaio del 2013, la cornice era quella dello stadio Speroni di Busto Arsizio e l’occasione un’amichevole con la Pro Patria. Il centrocampista, che ora indossa la maglia del Sassuolo, all’epoca giocava nel Milan e reagì con rabbia al razzismo calciando il pallone contro la curva dei cinquanta tifosi che inveivano ululando contro di lui.

Boateng, le dichiarazioni sul caso Koulibaly

«Mi sono sentito male per lui e per chi ha dovuto assistere alla scena provando dolore». Sono queste le dichiarazioni di Boateng al Corriere della Sera a commento dei cori razzisti contro il difensore del Napoli, peraltro impuniti dall’arbitro Mazzoleni. Non è cambiato niente da allora anzi «se è possibile la situazione è peggiorata – afferma il centrocampista – all’epoca nei miei confronti si scagliarono 50 tifosi, a San Siro l’altra sera erano 10 mila». Nulla è stato fatto nemmeno dalla Uefa con la tolleranza zero introdotta cinque anni fa: «È uno slogan che non posso più sentire. I fatti parlano: succede ancora e ovunque. Siamo in ritardo. Dobbiamo iniziare adesso, subito. Non basta uno striscione di promozione antirazzismo sul campo o la pubblicità durante le partite della Champions League. Occorrono più spot e una campagna di sensibilizzazione che inizi nelle scuole». Un problema sottovalutato dunque, non semplice ignoranza come ritengono alcuni, come chi sostiene che bisognerebbe ignorare il fenomeno: «Vorrei solo che la gente capisse cosa significa essere insultato per avere la pelle nera. Questo è razzismo. Chi fa queste urla sappiamo perché le fa, per certe persone chi è di colore è una scimmia. Poi certo in una curva ci saranno anche gli ignoranti che imitano gli altri pensando che sia giusto farlo. Provi a chiedere a Koulibaly come si è sentito, uscendo dal campo. Glielo dico io, era sotto un treno», incalza il campione.

Le parole di Boateng su Salvini e i governi

In merito all’atteggiamento dei governi in relazione al problema Boateng fa un passo indietro: «È fuori dalla mia sfera di competenza entrare in questi temi. – afferma – Vedo che anche in Germania la situazione non è molto differente. Nel quotidiano non mi sono capitati episodi di discriminazione ma sono un metro e novanta e peso 90 chili. Magari uno ci pensa un attimo prima». Ma sul comportamento di Matteo Salvini che ha ritenuto corretto non sospendere la partita non ha dubbi: «È in errore – dice – Koulibaly si sentiva male e secondo me anche qualche giocatore dell’Inter. Fermarsi sarebbe stato giusto anche per i milioni di persone che guardavano la partita in tv». E la giustizia sembra non aver fatto il suo corso nemmeno con la sentenza d’appello sul caso Boateng che scagionò i tifosi della Pro Patria non riconoscendo la matrice razzista: «Fu una decisione sbagliata. Tutti hanno capito che era razzismo. Dobbiamo aspettare che ci scappi il morto?». conclude l’attaccante. E a sostegno di Koulibaly posta su Instagram una foto del compagno con una frase in cui si stringe a lui facendogli sapere di non essere solo.

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