Come molti di voi sapranno le prime risposte dell’Inps sono arrivate e alcuni beneficiari hanno già ricevuto le agognate card. Non sono mancate, tuttavia, polemiche. Qualcuno si è lamentato per gli importi troppo bassi, qualcun altro è rimasto deluso dal fatto di essere stato escluso. In queste ore sono venute anche a galla storie di persone che, pur lavorando in nero, hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza nel tentativo di spuntarla e «sbarcare il lunario». Un fatto grave quest’ultimo anche perché, come aveva anticipato il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che col reddito di cittadinanza ha messo in gioco tutta la sua credibilità, le sanzioni e i rischi per chi tenta di raggirare lo Stato non sono pochi.
Reddito di cittadinanza: cosa rischia chi lavora in nero
Dal reato di truffa aggravata con reclusione da due a sei anni fino alla revoca del Reddito con restituzione di quanto già avuto, senza contare la decadenza totale del beneficio. Conseguenze gravi quindi per quei lavoratori in nero che percepiscono il sussidio statale pensato per contrastare la povertà. Ovviamente, prevedendo che ci sarebbero stati dei «furbetti» pronti ad agire, la macchina dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro si è messa in moto e ha annunciato per l’anno 2019 un programma di attività specifiche volte a verificare la sussistenza dei requisiti, prestando particolare attenzione proprio agli eventuali lavoratori in nero. Parliamo di sanzioni penali, punibili con la reclusione da due a sei anni, proprio perché chi ottiene il reddito di cittadinanza, lavorando in nero, non fa altro che produrre false dichiarazioni e documenti che non rispondono al vero e omette delle informazioni dovute. Pene inferiori da uno a tre anni, invece per coloro che non comunicano variazioni di reddito o altre informazioni comunque rilevanti per la riduzione o la revoca del Reddito. Chi viene condannato in via definitiva per quanto scritto poc’anzi incorre anche nel reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Vi ricordiamo poi che per questi soggetti la revoca del Reddito di cittadinanza è immediata e soprattutto retroattiva, dunque comporta l’obbligo di restituire quanto già percepito e l’impossibilità di richiedere il sussidio prima dei dieci anni dalla condanna.