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«Reddito di cittadinanza destinato a fallire!»: l’accordo sui 3mila navigator non convince, l’allarme di Tiraboschi (Adapt)

Finalmente un accordo tra il governo e le regioni è stato raggiunto. Lo scorso 12 marzo il Ministero del Lavoro guidato da Luigi Di Maio ha trovato un’intesa sul ruolo da affidare ai navigator, le figure professionali, pensate per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a rimettersi in gioco e a rientrare nel nel mondo del lavoro. Le aspettative sono state in parte disattese: lo Stato puntava ad assumerne 6mila in tutt’Italia attraverso l’Anpal e ad inserirli direttamente nei centri per l’impiego, fatto questo utopico, considerando che questi ultimi sono di competenza delle Regioni, le quali dall’altra parte in virtù di questo chiedevano che venisse lasciata loro tutta l’autonomia. Per accontentare Stato e Regioni ecco dunque il compromesso: il numero dei navigator si riduce drasticamente, dimezzato: 3 mila in tutto il Belpaese, come si legge nell’emendamento approvato dalla Conferenza delle Regioni. Ridimensionato quindi anche il loro ruolo, da figure chiave divengono semplicemente dei “ponti” tra gli aspiranti lavoratori e il mercato vero e proprio.

Reddito di cittadinanza, dimezzato il numero dei navigator, Tiraboschi: «è un compromesso politico»

Una decisione questa che ha allarmato il giuslavorista Michele Tiraboschi, direttore scientifico di Adapt, il centro studi sul diritto del lavoro fondato da Marco Biagi, che ha parlato di «compromesso politico»: «fa comodo a entrambi, ma demolisce i principi alla base della misura voluta dai 5 stelle, assegnando ai navigator dei compiti del tutto inutili!». La preoccupazione espressa su “Il Fatto Quotidiano” riguarda proprio l’efficacia del reddito di cittadinanza, pensato per le «persone in difficoltà, per farle tornare ad essere cittadini a tutti gli effetti, per restituire loro la dignità perduta»: «I beneficiari del reddito sono soprattutto persone in difficoltà, con disagi personali molto forti. Affidarli subito ai centri di collocamento non serve a niente, altrimenti avrebbero trovato lavoro già da soli. Così il reddito di cittadinanza è destinato a fallire!».

 

Reddito di cittadinanza: «È finito negli ingranaggi della contrapposizione politica, ma non doveva andare così!»

Quale strada intraprendere dunque? Il direttore scientifico di Adapt Michele Tiraboschi ha ribadito la sua linea spiegando quello che dovrebbe essere il compito dei navigator: «Serve un team interdisciplinare composto da esperti in psicologia, sociologia, dinamiche redazionali, cioè professionisti che sappiano ascoltare queste persone e che lo facciano in modo continuativo!». Per Tiraboschi il problema non concerne, infatti, soltanto la ricerca di un lavoro, «avrebbero potuto trovarlo già da ora, eppure non è così», ma quello che è il sistema: «I centri per l’impiego sono strutture pensate nel ‘900 per rispondere a logiche tradizionali di collocamento, ma nel frattempo il mondo del lavoro è cambiato». Che il reddito di cittadinanza non sia così rivoluzionario come si pensava all’inizio? La riduzione drastica del numero dei navigator non è diciamo un buon biglietto da visita, ma non ci resta che attendere. «È finito negli ingranaggi della contrapposizione politica, ma non doveva andare così. Le Regioni avrebbero dovuto dare priorità ai bisogni di queste persone e non al proprio colore politico, mentre il governo non ha saputo realizzare la sua idea sul piano tecnico», ha concluso il giuslavorista Michele Tiraboschi. Secondo l’Istat la platea dei percettori del Reddito di cittadinanza sarà di circa 2,7 milioni di persone ed è chiaro che con appena 3.000 navigator il cammino per Luigi Di Maio e per il suo provvedimento anti povertà è tutto in salita.

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