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Reddito di cittadinanza, oltre 600mila richieste: chi ha presentato la domanda rischia di essere richiamato

Dal 6 marzo, primo giorno utile per inoltrare le richieste, ad oggi sono state presentate oltre 600mila domande per ottenere il reddito di cittadinanza, il sussidio anti povertà messo a punto dal Movimento Cinque Stelle. Secondo le stime sono state presentate 192.310 domande presso gli uffici postali e online, sul sito del governo, alle quale vanno aggiunte le 420 mila inoltrate dai Caf, per un totale di 612.310 moduli. Considerate che non è poco, difatti, parliamo del 47%, quasi la metà della platea che avrebbe potuto farne richiesta. 

Reddito di cittadinanza, presentate oltre 600mila richieste

Il governo giallo-verde prevedeva 1 milione e 300 mila famiglie, in altre parole il doppio delle domande già presentate. Altro che in sordina, il reddito di cittadinanza prosegue a passo svelto, dopo un timido inizio, che aveva fatto paventare un disinteresse degli Italiani per il provvedimento che sta tanto a cuore a Luigi Di Maio. Chi ha presentato la domanda? La risposta arriva da un’accurata analisi de Il Sole 24 ore, che studiando le domande finora arrivate ai Caf, ha evidenziato che sono pochi i giovani under trenta ad aver fatto richiesta e che la maggior parte degli aspiranti beneficiari risiede al Sud e alle Isole. Accanto a questi due dati va aggiunto che su un campione di quasi 64mila richieste arrivate a Caf Acli, Cisl e Uil il 15% delle domande è arrivato dai cittadini stranieri. 

Reddito di cittadinanza: chi ha presentato la domanda potrebbe essere richiamato, ecco perché

Un rischio di cui si sta parlando nelle ultime ore è che però alcuni degli aspiranti beneficiari che hanno già presentato la domanda siano richiamati. Qualcuno potrebbe, infatti, essere costretto a «ritoccare» la domanda, tenendo conto delle modifiche apportate al decretone durante l’iter al Senato e alla Camera. Diciamo che per ora è certo che le modifiche riguarderanno i cittadini extra-Ue, ai quali non basterà più presentare soltanto l’Isee, ma anche una certificazione in lingua italiana rilasciata dal paese d’origine sulla situazione economica. In sostanza si tratta di un certificato da far convalidare al consolato che attesti la composizione del nucleo familiare, il reddito e il patrimonio. Nessun pericolo però per quei paesi in cui è impossibile ottenere le certificazioni, proprio perché saranno individuati ed esentati dal Ministero del Lavoro.

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