Un arresto quello di Gino che farà parecchio discutere e crea certamente qualche imbarazzo a Luigi Di Maio e ai suoi. Un quarantenne è stato fermato mentre era in visita a Rebibbia con 22 dosi di hashish nascoste negli slip: a detta sua era il regalo per la fidanzata detenuta nel noto carcere romano. Che c’entra il leader dei Cinque Stelle con questa vicenda di droga? Lo spacciatore ha raccontato di aver comprato «il dono» per l’amata con i soldi del reddito di cittadinanza percepiti.
Reddito di cittadinanza, arrestato pusher a Roma: «Ho comprato la droga coi soldi del sussidio!»
«Ho sbagliato, volevo farle una sorpresa!», ha affermato Gino agli inquirenti, chiarendo poi da dove provenisse quel denaro: «Vivo con le 300 euro della pensione di invalidità e da un mese anche con i 1.000 del reddito di cittadinanza. Sto con la mamma e una sorella disoccupata in un alloggio del Comune spendendo 100 euro d’affitto! Erano anni che non facevo stupidaggini. In passato per colpa dell’alcol e un po’ per la droga sono finito in carcere. L’ultimo errore però risale a più di dieci anni fa!». Queste le parole pronunciate dall’uomo al momento del fermo, frasi riportate da Next Quotiano. A dare la notizia incredibile è stato qualche ora fa però Il Messaggero.
Reddito di cittadinanza, pusher fermato a Rebibbia: la ricostruzione dei fatti
Secondo le prime ricostruzioni a rendersi conto dell’hashish indosso all’uomo sono stati i cani antidroga in servizio a Rebibbia. Dopo essersi avvicinato agli sportelli dei colloqui del carcere per parlare con la fidanzata, Gino è stato circondato dai suddetti cani che hanno cominciato ad abbaiare e ad annusarlo. Per l’innamorato sono scattate subito le manette: deteneva 22 dosi di hashish, ben nascoste negli slip, e le avrebbe consegnate alla donna al momento dei saluti. «Era il suo compleanno», avrebbe confidato agli agenti della penitenziaria Gino per giustificarsi del gesto. Le sue intenzioni però sono state smascherate: che ne sarà ora dello spacciatore di Tor Sapienza? Chissà che anche per lui non si aprano davvero le porte del carcere di Rebibbia.