I separatisti filorussi della “Repubblica di Donetsk”, autoproclamata, hanno indetto un referendum e sostengono che l’affluenza alle urne sia molto elevata nelle zone dove il referendum per lo status della regione è in corso. I media ucraini invece, dichiarano che l’affluenza alle urne sia molto bassa e che a Lugansk si arrivi soltanto al 22 %.
Il referendum chiede ai votanti della regione di Donetsk, cuore industriale dell’Ucraina, se vogliono ottenere l’indipendenza da Kiev, insieme alla regione di Lugansk. Il risultato sarà considerato come una mossa per annettersi alla Russia.
Gli Stati Uniti avvisano che il referendum è illegale e che non hanno la minima intenzione di riconoscerlo. Jen Psaki, il portavoce del dipartimento di Stato americano, sottolinea come sia “un tentativo di creare ulteriori divisioni e disordine” e ribadisce che “sfortunatamente, non vediamo ancora alcun movimento militare russo dal confine ucraino”.
Anche Merkel e Hollande lo definiscono un referendum illegale e lanciano un appello a Putin per ridurre in maniera visibile le truppe che sono ammassate al confine. Avvertono anche “Se le elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina dovessero fallire, saremmo pronti a nuove sanzioni contro la Russia”.