«Al Presidente Mattarella ho detto che sarà il caso che chiuda dentro una stanza il governo, il commissario, i presidenti di Regione, che se le suonassero di santa ragione, ma che poi uscissero con un piano condiviso per la ricostruzione». Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice, consigliere regionale del Lazio e Presidente della Commissione Grandi Rischi, è tornato ad alzare la voce sulla ricostruzione che ad Amatrice e Accumoli è ben lontana da poter essere definita “in corso”. L’occasione è l’annunciata visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio ad Amatrice.
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«La visita del Presidente Mattarella è importante perché il suo è un ruolo non politico, di garanzia – ha affermato Pirozzi ai microfoni di Radio Cusano Campus – Servirà per far capire le cose che vanno e quelle che non vanno. Verrà a visitare questa scuola che ha iniziato a funzionare dall’anno scorso, un gioiello straordinario, creato grazie al contributo di FCA nella figura di Sergio Marchionne. Oggi ci sarà anche la presenza di John Elkann».
E al quotidiano Il Tempo secondo il quale il commissario alla ricostruzione voleva rinviare la visita di Mattarella perché la scuola non è completa, risponde: «Non è così. Secondo me il commissario, essendo una persona nominata ad ottobre, un professionista stimato ma che conosce poco i territori, se avesse fatto un giro in queste terre avrebbe capito che non c’è assoluta contiguità tra dove stanno lavorando per costruire la palestra, che sarà pronta a settembre, e il resto del plesso scolastico. Ci sono tutte le condizioni di sicurezza e di vivibilità. Il commissario ovviamente non è che poteva conoscere tutte le dinamiche dei territori, è stato fatto un errore in origine, perché si poteva scegliere una persona che stava lì e che conosceva bene tutte le dinamiche di quei luoghi».
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«Quando un Presidente di una squadra di calcio ha la squadra che sta per retrocedere – incalza Pirozzi – quando cambia l’allenatore se è lungimirante sceglie un allenatore che conosce il campionato, se tu prendi invece un allenatore dall’estero, seppur bravo, rischi di retrocedere. Avrei dato 10 anni della mia vita per diventare presidente di commissione, la politica non ha voluto. Io non sono un signor sì, per fare il commissario bisogna essere funzionale a un sistema. Io avevo parlato con Di Maio e Salvini, avrei lasciato il posto di consigliere regionale».
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«Noi siamo andati bene fin quando le polemiche politiche sono state fuori. La polemica di ieri non è una bella pagina. Io a Mattarella dirò che sarà il caso che chiuda dentro una stanza il governo, il commissario, i presidenti di Regione, che se le suonassero di santa ragione, ma che poi uscissero con un piano condiviso. Se servirà al presidente un supporto fisico, io ancora oggi sto in forma e se vuole incominciamo a dare degli scapaccioni, comincio a menare a tutti. Oggi non serve la politica dei selfie ma quella del fare».
Infine al vescovo di Rieti che parla di ricostruzione quasi a zero, Pirozzi risponde: «Io gli voglio bene, però il vescovo deve fare il vescovo. I personaggi che devono sedersi al tavolo sono il Presidente della Repubblica, il governo, il commissario e i presidenti di Regione».