Il regime sperimentale Opzione Donna istituito nel 2004 con il governo Berlusconi ed il ministro Maroni fino al 31 dicembre 2014 era stato usufruito da circa 23 mila lavoratrici che avevano avuto accesso alla pensione con 57 anni di età e 35 di contributi, accettando una pensione più bassa calcolata interamente con il sistema contributivo. Due circolari restrittive dell’Inps che fanno scadere la maturazione dei requisiti al 31 dicembre 2015 lascerebbero fuori da questa opportunità circa altre seimila donne lavoratrici.
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Il comitato sorto sul web per chiedere la proroga di questa opportunità con un’interpretazione estensiva ora ha indetto una manifestazione di piazza con un presidio in Via XX settembre a Roma, davanti al ministero dell’Economia per il prossimo 15 settembre. Come testimonia la nascita della pagina Facebook “Opzione Donna anche per gli uomini”, ora ci sono anche esponenti del genere maschile che vorrebbero la medesima opportunità di scegliere di andare in pensione anticipata, con l’assegno calcolato in base ai contributi versati. Del resto quando si istituì l’Opzione Donna fu principalmente perché erano state le lavoratrici ad aver avuto un allungamento dell’età pensionabile, ora la questione è estensibile a tutti i lavoratori.
Il Governo, sulla questione, finora ha tenuto un atteggiamento ondivago, lo stesso premier Matteo Renzi ha dichiarato che è necessaria un meccanismo per consentire alle donne che vogliono prendersi cura della famiglia, di poterlo fare uscendo dal lavoro per la pensione con un certo anticipo.magari ora è il momento di volgere lo stesso sguardo verso l’altra metà del cielo. Se, d’altra parte si vuole incrementare l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, la distinzione di genere potrebbe non avere alcun significato.