Il 9 settembre è alle porte e la Commissione Lavoro della Camera ricomincerà la discussione sulla riforma pensione 2015. In dirittura d’arrivo ci dovrebbero essere i primi due provvedimenti la settima salvaguardia per altri 21mila lavoratori esodati e la proroga dell’Opzione Donna, due questioni sulle quali c’è largo consenso sia sul piano politico che su quello tecnico. Mentre l’incertezza ancora regna sulle modalità con cui potrà essere introdotta la maggiore flessibilità in uscita sulla quale in linea di principio si dichiarano favorevoli sia le forze politiche che quelle sindacali e datoriali.
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Cesare Damiano e il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta insistono sul sistema delle quote 97 e 100 e sui 41 anni di contributi senza limiti di età per i lavoratori precoci. I due esponenti del PD di provenienza dell’area sindacale, ritengono accettabile per i lavoratori la possibilità di uscita anticipata dal lavoro in cambio di una penalizzazione sull’assegno pensionistico del 2% per ogni anno di uscita anticipata.
Per non pesare troppo sui conti pubblici la riduzione sull’assegno previdenziale potrebbe arrivare al 3-3,5% annuo che secondo molti è quella più ragionevole ed equilibrata. Ai lavoratori, futuri pensionandi che si orienterebbero per questa opzione, si potrebbe garantire un recupero delle decurtazioni attraverso il riscatto vantaggioso degli anni che mancano alla pensione di vecchiaia e il prestito pensionistico da restituire con rate mensili al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.