La prima manovra targata Lega-M5S dovrebbe contenere anche importanti novità sul piano previdenziale. Per quanto riguarda il sistema pensionistico, infatti, il governo sta lavorando su due fronti: la quota 100 promessa dal vicepremier Salvini e le pensioni di cittadinanza volute dai Cinquestelle. Sembra invece tramontata l’ipotesi di modificare la cosiddetta ‘Quota 41’, la misura che oggi consente di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica, una volta maturati 41 anni di contributi. Al contrario, tra le novità contenute nella prossima finanziaria vi sarebbe uno dei cavalli di battaglia del M5S, ovvero il taglio delle pensioni d’oro. Vediamo, di seguito, le misure previdenziali attualmente allo studio del governo giallo-verde.
Pensioni quota 100: età e contributi, come si andrà in pensione nel 2019
La riforma delle pensioni per consentire l’uscita anticipata dal lavoro rispetto ai requisiti 2019 (67 anni d’età con 20 anni di contributi oppure 43 anni e 3 mesi di contributi indipendentemente dall’età, un anno in meno per le donne) sarà attuata con la formula di «quota 100». Per andare in pensione basterà che la somma fra età e contributi faccia appunto 100, ma con alcuni limiti: l’età minima dovrà essere di 62 anni mentre gli anni di contributi non meno di 36 (o 37). In altri termini quota 100 si articolerebbe su tre combinazioni: 62+38; 63+37; 64+36. Se quindi si volesse andare a 65 anni, servirebbero sempre 36 anni di versamenti all’Inps. La riforma consentirebbe a una platea potenziale di 433 mila lavoratori di andare in pensione nel 2019, per un costo di 8,6 miliardi.
Pensioni quota 100: assegno, come si andrà in pensione nel 2019
Ci sono due nuove ipotesi dei tecnici per ridurre il costo di ‘quota cento’. La prima prevede una penalizzazione temporanea, cioè un taglio di 1-1,5 punti percentuali della pensione per ogni anno di anticipo rispetto a 67 anni. Per esempio, uscendo dal lavoro a 62 anni, l’assegno sarebbe tagliato fra il 5 e il 7,5%. Ma questa penalizzazione verrebbe tolta al raggiungimento dei 67 anni, quando scatterebbe la pensione piena. La seconda ipotesi prevede invece un taglio permanente, ma in questo caso la penalizzazione sarebbe più bassa: i tecnici della Lega parlano di mezzo punto per ogni anno di anticipo, ma potrebbe essere anche un punto. In ogni caso, le penalizzazioni alleggerirebbero la pensione meno del calcolo contributivo.