Caso Roberta Ragusa news: Antonio Logli è in carcere ormai da mesi, condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione per omicidio e distruzione di cadavere. Il programma Quarto Grado nella scorsa puntata del 18 ottobre è tornato sulla vicenda, proponendo l’intervista esclusiva ad un uomo che negli ultimi mesi ha condiviso con lui la cella del carcere ‘Le Sughere’ di Livorno, il quale ha raccontato degli aspetti ‘inediti’ della personalità di Logli.
Una piccola cella condivisa da tre detenuti, all’interno nemmeno lo spazio per muoversi tutti contemporaneamente. A loro disposizione un televisore con 12 canali e la doccia nella stanza. «Io e lui giocavamo a farci il solletico, le lotte … ci divertivamo. Lui mi raccontava che era una cosa che faceva con i figli, infatti quando finiva il gioco iniziava a piangere». L’ex compagno di cella di Logli, oggi uomo libero che ha finito di scontare la sua condanna, ha descritto un uomo tenero, sensibile e fragile, che si professa innocente e chiede a gran voce che vengano risentiti i testimoni che hanno sempre sostenuto di avere incontrato la moglie Roberta nelle ore immediatamente successive alla sua scomparsa. Antonio «aveva poi un rituale: dopo cena ci dava un biscottino, ‘a fiamma di cocco’, fatto dalla compagna, buonissimo. Di Sara diceva sempre che è una donna meravigliosa, di Roberta che era bellissima e una brava madre ma negli ultimi tempi molto stanca …».
Quanto ai testimoni succitati, cui Antonio Logli ha fatto riferimento anche parlando con il compagno di cella oltre che nella lettera indirizzata a Quarto Grado qualche settimana fa, il programma di Retequattro è riuscito a rintracciare l’amica di Roberta Ragusa che, nell’immediatezza dei fatti, riferì agli inquirenti di avere visto la donna in un supermercato dopo la scomparsa. «Eravamo amiche da 30 anni, sono sicura al 100% di avere visto Roberta in pigiama in quel negozio. Ricordo bene il pigiama rosa, e aveva le ciabatte. Non solo io, l’abbiamo vista in tanti, anche le cassiere … Era ai cestini della frutta, ci siamo salutate poi l’h rivista alle casse. Questa cosa è successa il sabato, io mi sono presentata dai carabinieri il lunedì successivo, non è che ho aspettato 4,5,6 anni … ma non mi hanno creduto». Ancor oggi Antonio Logli dal carcere chiede a gran voce: «Risentite quei testimoni!».
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