Rosa e Olindo due innocenti in carcere? L’interrogativo è stato al centro dello speciale de Le Iene sulla ‘Strage di Erba’ mandato in onda ieri 5 agosto 2019 su Italia 1. La disamina ha riguardato tutti gli aspetti ancora oscuri (nonostante i tre gradi di giudizio che hanno condannato all’ergastolo i coniugi Romano) della drammatica vicenda giudiziaria.
Mario Frigerio non accusò da subito Olindo: la prova nelle carte dell’inchiesta
Tra tutti colpisce uno in particolare: la testimonianza di Mario Frigerio – unico sopravvissuto alla strage – che in aula riconobbe Olindo Romano indicandolo quale responsabile dell’eccidio. Eppure, carte del processo alla mano, le cose non andarono come fu detto in aula: non è vero che Frigerio dalla prima ora ricordò di essere stato accoltellato alla gola da Olindo. Anzi, non lo menzionò mai e solo dopo diversi colloqui in ospedale con i carabinieri arrivò ad accusare il vicino di casa. La verità agli atti attesta infatti tutta un’altra storia: Mario Frigerio sul letto di ospedale fornì l’identikit del presunto aggressore dando particolari somatici che niente avevano a che fare con Olindo, ma che invece portavano ad un soggetto di etnia araba che lui mai aveva visto fino ad allora. Un soggetto non del quartiere, Frigerio lo precisò inequivocabilmente.
Mario Frigerio: ecco il primo identikit del presunto aggressore
Ecco uno stralcio della conversazione fra l’allora maresciallo dei carabinieri, Luciano Gallorini, e Frigerio, ferito alla gola e miracolosamente scampato al massacro di Erba:
G. – “Quando la porta si è aperta ci dica bene cosa ha visto … Era bianco di carnagione, era scuro?”
F. – “No, era scuro. Non era di qua”
G. – “Ma nero, nero o …”
F. – “Olivastro. Capelli corti, tanti capelli corti. Di stazza grossa, era forte come un toro”
G. – “Lei non l’ha mai vista questa persona?”
F. – “No, non l’ho mai vista”
G. – “Se lei l’avesse visto Olindo lo avrebbe riconosciuto”
F. – “Penso di sì”
Le Iene, Frigerio e il maresciallo Gallorini: le loro parole in aula smentite dalle carte dell’inchiesta
Mario Frigerio, una volta ripresosi completamente, intervistato in tv disse “Io l’ho detto da subito che era Olindo”, ma gli atti lo smentirono. L’uomo da lui indicato dalla prima ora (era il 15 dicembre 2006, quattro giorni dopo la strage) avrebbe avuto la carnagione olivastra (Olindo è molto chiaro, pallido), riconducibile ad uno dei tanti individui di etnia araba che all’epoca dei fatti frequentavano la casa di Raffaella Castagna e Azouz Marzouk, sarebbe stato più alto di lui di circa 6-10 cm (Olindo è più basso di Frigerio) e mai, lo ricordiamo, mai Frigerio fece il nome di Olindo Romano spontaneamente. Lo confermò in aula al processo anche il maresciallo Gallorini, cadendo tuttavia in una clamorosa contraddizione: “Frigerio non ha nominato mai Olindo perché io non gliel’ho mai chiesto”, ma i verbali del loro colloquio in ospedale dicono il contrario. Secondo quanto Le Iene hanno ben messo in evidenza, sono esattamente otto le volte in cui Gallorini nominò Olindo Romano a Frigerio, nel tentativo di fargli dire se, trovandoselo di fronte, avrebbe saputo riconoscerlo, e ottenendo come risposta dal supertestimone un generico ed incerto “Non posso escluderlo”.
La confessione di Frigerio: sparito verbale importante, 40 minuti di buco temporale
Come, dunque, Frigerio, arrivò ad accusare Olindo della strage? In seguito a successivi colloqui con i carabinieri e, nello specifico, Gallorini. Secondo Piergiorgio Strata, uno dei massimi neuroscienziati italiani, professore emerito di Neurofisiologia presso l’Università degli Studi di Torino, Frigerio venne manipolato e indotto a modificare il suo ricordo, riadattato ad arte e poi acquisito ex novo, cristallizzato, e diventato prova schiacciante al processo. Prova non genuina e inattendibile, per la difesa dei coniugi Romano. Intervistato dalle Iene il professore ha chiaramente parlato di “caso scientifico di manipolazione della memoria”. Frigerio avrebbe agito in buona fede, sia chiaro, ma quello valido sarebbe stato il suo primo ricordo fornito ai carabinieri, non quello emerso dopo diversi colloqui con gli stessi, che per primi gli parlarono di Olindo. Il 24 dicembre 2006 Frigerio non menzionava ancora Olindo, il 25 dicembre ebbe un nuovo colloquio in ospedale con i carabinieri e il 26 dicembre, per la prima volta, iniziò a fare il suo nome, ad accusarlo formalmente. Si è appreso durante Le Iene che quella conversazione avvenuta il giorno di Natale non è agli atti. Dalle ore 6:20 alle 7:03 (ora in cui dalla camera dell’ospedale andarono via i carabinieri per lasciare il posto ai figli di Frigerio) avvenne il colloquio tra il ferito e gli inquirenti, ma non è stato verbalizzato. Perché? Cosa venne detto in quell’incontro certamente determinante, se si pensa che subito dopo Frigerio iniziò ad accusare per la prima volta Olindo Romano? Un buco temporale di 40 minuti, ad oggi ancora avvolto nel mistero, e che inspiegabilmente non è agli atti. Perché quel colloquio non venne verbalizzato? E non sarebbero le uniche conversazioni a mancare. Tra gli indizi contro Rosa e Olindo ve n’è uno che li accusa di non avere mai parlato della strage subito dopo il massacro. In realtà, nel periodo precedente il loro arresto, quando vennero intercettati, c’è un ‘salto’ dal 12 al 16 dicembre, durante il quale, inspiegabilmente, non esistono intercettazioni. Dove sono finite? Certo è che dal 16 in poi (intercettazioni agli atti) i due coniugi tra loro parlavano spesso del massacro e delle vittime, lungi dell’ipotizzare che pochi giorni dopo i sospetti sarebbero caduti su di loro. E queste sono solo alcune delle innumerevoli aporie dell’inchiesta sul massacro di Erba.