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Salari ai minimi storici in Italia. Aumentano i prezzi e diminuisce il potere d’acquisto

28/01/2013 13:02 - Aggiornamento 28/01/2013 16:35

Non accenna a placarsi l’aumento dei prezzi al consumo (inflazione) né tanto meno la riduzione del potere d’acquisto degli italiani che ne deriva. A presentare dati così scoraggianti è l’Istat che rileva l’incremento di appena l’1.5% per  le retribuzioni medie contrattuali, valore ai minimi storici dal 1983 in poi. In quella occasione, complice un tasso di inflazione maggiore (c’era ancora la Lira) l’incremento in rapporto era stato ancora più basso.

Nel 2011 la percentuale era dell’1.9%: tutto ciò denota una palese difficoltà da parte del nostro sistema di allinearsi alle medie europee. Il risultato è di facile comprensione. Nell’anno appena terminato, all’aumento remunerativo dell’1.5% (media dei lavoratori) ha fatto seguito un innalzamento dei prezzi del 3% che ha prodotto il differenziale prima enunciato. Tradotto in pratica, vuol dire che l’inflazione gira ad una velocità doppia rispetto a quanto contenuto in busta paga.

Conseguenza naturale è la diminuzione netta del potere d’acquisto per singolo soggetto. A risentire della situazione ed a pagarne lo scotto sono, come sempre, le classi deboli, gli indigenti ed i nuclei familiari più numerosi.