Il salmone Atlantico è a rischio estinzione, quello del Pacifico si pesca sempre meno, eppure il salmone fresco, affumicato o surgelato arriva sulle nostre tavole in tutte le stagioni, non solo più a Natale. Proporzionalmente alla diminuzione del salmone selvatico si sono intensificati gli allevamenti industriali. Le loro carni così ottenute risultano molto rischiose per la nostra salute per tante ragioni. Negli allevamenti i reflui non vengono mai lavati e si depositano sul fondale degli impianti. Migliaia di salmoni nuotano tra i loro escrementi, gli agenti patogeni che inevitabilmente si riproducono arrivano fino ai nostri piatti.
Alcuni studiosi americani hanno dichiarato ai media d’oltreoceano che il salmone d’allevamento è da evitare come la peste. I produttori aggiungono ai mangimi: coloranti come il salmo fan per ottenere le carni del colore rosa simile al salmone selvatico, additivi chimici per combattere malattie e parassiti che dilagano negli stabilimenti e dal mese di aprile 2013, la Norvegia ha ottenuto l’autorizzazione dall’Unione europea ad utilizzare maggiori quantità di endosulfano, un pesticida altamente tossico, non consentito in molti paesi. I salmoni vengono nutriti con mangimi di derivazione animale, soprattutto di suini, e con tanto altro pesce, con rischi elevati di estinzione per molte specie e per l’intero ecosistema. Si pensi che per ottenere un kg di Salmone se ne distruggono 5 di altro pesce.
In base ad uno studio della dottoressa norvegese Anne-Lise Bjørke Monsen le donne in gravidanza dovrebbero evitare di consumare salmone per la percentuale troppo alta di tossine contenute in quello d’allevamento, potrebbero verificarsi danni allo sviluppo del cervello del bambino. Nonostante non appaia per nulla salutare gli esperti stimano che l’industria dell’allevamento del pesce avrà una crescita esponenziale, minacciando sempre di più la salubrità della nostra alimentazione.